Mamme e lavoro: si sa che le donne purtroppo non sono minimamente aiutate dalla società nel fare figli. Per questo si sceglie di diventare madri sempre più tardi, rimandando il progetto di famiglia in attesa di avere maggiore stabilità economica. Eppure non è detto che quello che si credeva un obiettivo, ovvero la sicurezza sul lavoro, possa di fatto avverarsi: un po’ per colpa del mercato di lavoro che non offre contratti all’altezza, un po’ perché – una volta ritornate a lavorare – sono le donne a dimettersi per potersi occupare della famiglia.
Sebbene le donne che sono diventate madri abbiano una marcia in più – tanto da considerare la maternità un vero e proprio master che sviluppa diverse competenze – è chiaro che in Italia esse siano costrette a scegliere. Basti pensare che – secondo la relazione annuale del Ministero del Welfare sull’argomento – nel 2014 ben l’85% delle dimissioni sono arrivate da lavoratrici con famiglia: 22.480 su 24.319. Nonostante la lieve diminuzione rispetto al 2013 (-3%), c’è una distanza abissale con i numeri relativi ai padri 3.853 (contro 2.384 nel 2013), segno che ancora gli uomini non intendono prendersi cura della famiglia a tempo pieno ma che continuino a considerare la carriera una priorità (i dati completi in questo rapporto) .
A sacrificarsi insomma sono le madri che non hanno alternative se non possono permettersi aiuti esterni, come i nonni o il nido. Si tratta ovviamente di una perdita di risorse enorme, visto che appunto le dimissioni non sono causate da una cattiva condotta o dalla volontà di stare a casa per scelta (se non in alcuni casi). Dovrebbero essere i padri a dare il proprio contributo magari facendo ricorso al congedo parentale a cui hanno diritto e permettere alla mamma di tornare al lavoro.
Per i figli infatti non c’è niente di meglio che vedere la propria madre soddisfatta di sé stessa: la famiglia è certamente importante, ma anche alcune soddisfazioni lavorative lo sono, non soltanto per l’indipendenza economica: vi dice qualcosa la parola “gratificazione”?
E voi unimamme cosa ne pensate?
(Fonte: west-info.eu)
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