Jacob Lewis è un ragazzo gallese di 22 anni, di Cardiff per la precisione, senza fissa dimora. Fin qui nulla di particolare, se non fosse per il fatto che il ventiduenne ha sostenuto l’A-level (l’esame che permette l’accesso agli studi universitari) al Coleg y Cymoedd in Galles. Si è così guadagnato la possibilità di studiare nella più che prestigiosa università di Cambridge.
All’età di 17 anni aveva dovuto abbandonare il liceo e trovarsi un lavoro. Pochi anni dopo, però, Jacob ha deciso di riprendere in mano i libri, continuando a lavorare per mantenersi.
L’Indipendent lo ha intervistato e il ragazzo ha dichiarato: “È stata una dura battaglia. All’inizio di quest’anno lavoravo 24 ore a settimana per pagarmi gli studi e arrivare a fine mese. Mangiavo a malapena. Ad un certo punto mi sono trovato senza casa e ho cominciato a passare da un divano all’altro. Una casa stabile con la mia famiglia non era un’opzione percorribile“.
“Non ho per ora nessun piano preciso riguardo al mio futuro professionale una volta uscito da Cambridge, ma ho il sincero obiettivo di provare a rendere il mondo un posto migliore grazie ai vantaggi che questa educazione d’eccellenza mi avrà dato“.
Jacob è il primo della sua famiglia a frequentare l’università e la fatica fatta, studiando anche 12 ore al giorno per superare il test, gli rende sicuramente onore.
Un giovane che ha capito subito l’importanza dello studio. Dovendo lavorare prima del tempo, si è reso conto che senza capacità specifiche, una laurea che possa permettere di ambire ad altri impieghi, oltre quelli consentiti da chi detiene solo un diploma, la vita non gli avrebbe offerto molto di più di quello che stava già vivendo.
Una considerazione banale, molto probabilmente, ma in un’epoca dove molti dei nostri giovani sembra non diano importanza agli studi universitari, come dimostrato dall’alto tasso di abbandono scolastico, comprenderebbero meglio conoscendo la storia di Jacob.
Insomma passare la vita chiedendo asilo ai divani di qualche amico, lavorare per sopravvivere e non crearsi un’esistenza dignitosa, dovrebbero essere stimoli più che sufficienti. Ma è il problema dell’abbandono scolastico ha radici, sociali e culturali, ben più profonde. Ma ci piace prendere la storia di Jacob come un bell’esempio da mostrare ai nostri figli, tra una partita al Nintendo e un selfie.
E voi, cari Unigenitori, cosa ne pensate dell’impresa di Jacob?
(Fonte: Independent)
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