Ancora oggi, nonostante le tante campagne tante, troppe, sono le donne che decidono di abbandonare il proprio figlio al momento della nascita. Questo quanto si evince dall’ultimo rapporto sulla condizione dei bambini non riconosciuti alla nascita dalla Fondazione Francesca Rava che, con il suo progetto “Ninna Ho”, informa le future madri in difficoltà circa la possibilità di partorire in assoluto anonimato.
Dall’ultimo rapporto sulla condizione dei bambini non riconosciuti, condotto dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN) su 100 Centri di nascita sparsi sull’intero territorio nazionale in collaborazione con la Fondazione Francesca Rava e con Network KPMG, si può leggere che tra luglio del 2013 e giugno del 2014 su 80.060 bambini nati ben 56 non sono stati riconosciuti dalla madre naturale e chissà quante altre mamme hanno partorito in clandestinità abbandonando il loro piccolo.
Dallo stesso Rapporto si nota che
Altri dati in evidenza in questo Rapporto sono che circa la metà (48,2%) delle donne che hanno deciso di non riconoscere il proprio figlio ha un’età compresa tra i 18 e i 30 anni e che la maggior parte di loro hanno partorito in ospedali del Nord Italia (25 bimbi nati) e del Centro (26 bimbi). Nel Sud Italia, invece, si registrano solo (si fa per dire) 5 parti anonimi.
Ben il 32,2% delle donne che decidono di non riconoscere i propri figli hanno una scolarità medio-bassa, ovvero hanno conseguito la licenza elementare o tutto al più, quella di scuola media inferiore, il 19,6% è diplomata e solo l’1,8% ha un titolo di laurea.
Ma quali sono i motivi che costringono una donna a una scelta così difficile ed estrema? Ovvero, perché una donna decide di rinunciare al proprio figlio? Dall’indagine svolta questi risultano essere i motivi dell’abbandono:
Il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), il professor Costantino Romagnoli riguardo questo importante progetto voluto dalla fondazione Francesca Rava per cercare di arginare le nascite clandestine che mettono a rischio la vita di mamma e figlio nonché incrementano il traffico illegale di vendita di minori e, addirittura, di infanticidi, ha dichiarato: «Abbiamo partecipato con entusiasmo e forte coinvolgimento al progetto “ninna ho” perché siamo coscienti del problema che esiste in Italia e che è sicuramente più ampio di ciò che emerge dai fatti di cronaca. Agevolare e incrementare l’informazione per arrivare direttamente a queste donne in difficoltà attraverso ambulatori, centri di assistenza sociale, consultori e parrocchie è secondo noi la strada da percorrere per il futuro».
Al momento gli ospedali che hanno aderito al progetto Ninna Ho, dando la possibilità alle madri di dare al mondo il proprio bimbo in modo anonimo, sono i seguenti:
ma la speranza è che molti altri nosocomi mettano a disposizione i loro spazi e le loro competenze per evitare che molti bimbi vengano partoriti in luoghi malsani e abbandonati per strada rischiando la loro vita.
Ben vengano le iniziative lodevoli come quelle del progetto Ninna Ho, finalizzate alla salvaguardia dei bimbi che tanto si prodiga per le mamme in difficoltà. Ricorderete, a tal proposito, sicuramente la storia della neonata abbandonata a Firenze e salva solo grazie alla culla termica degli “innocenti”. E ancora l’esistenza delle baby box, una sorta di versione moderna della Ruota degli Esposti.
E voi unimamme cosa ne pensate di questo progetto voluto per tutelare in primis la salute del nascituro ma anche per affiancare durante la gravidanza donne che vivono un evidente disagio sia mentale che economico? Ne eravate a conoscenza?
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