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Nato grazie all’utero della nonna: un evento eccezionale per i medici (FOTO & VIDEO)

Published by
Maria Sole Bosaia


 

Dopo l’incredibile caso della donna nata senza utero che ha realizzato il sogno di diventare mamma torniamo a parlarvi di un caso a dir poco eccezionale: quello di un piccino nato grazie al trapianto di questo importante organo dalla nonna a favore della figlia che ne era rimasta priva.

Trapianto di utero da mamma a figlia per una buona causa

La donna ricevente aveva perso il proprio utero a causa di un cancro e, a 34 anni, disperava di poter diventare mamma.

Ora però il suo piccino, che ha da poco compiuto 9 mesi, è uno dei 4 rarissimi bambini ad essere venuti alla luce grazie a un trapianto di utero

Tutti questi piccini sono nati grazie a un programma molto avanzato proposto dalla Gothenburg University che dà speranza alle donne inglesi che non hanno l’utero.

“Mats Brännström ha mostrato che il trapianto di utero è una nuova opzione per le donne che non hanno l’utero o l’hanno perso a causa di alcune cure e desiderano portare in grembo il loro piccolo” dichiara il responsabile del progetto.


 

Nel caso specifico del bimbo di cui vi stiamo parlando, un ruolo di rilievo è stato costituito dalla nonna che non ha esitato un momento a far dono del proprio utero alla figlia.

“Le ho chiesto se volesse donare il suo utero e lei mi ha risposto: sì, certo” ha rivelato la mamma ricevente “ha fatto la cosa più straordinaria che una donna possa fare per un’altra donna. Inoltre è la nonna di mio figlio, è straordinario”.

La nonna commenta così la nascita del nipotino: “è stato veramente emozionante. Ho pianto lacrime di gioia perché è stata una cosa talmente grande. Mi emoziono ancora se ci penso. Si tratta di una cosa così grande che a volte ho difficoltà a capire quanto sia grande. Allo stesso tempo a volte penso di essere parte della storia”.

Il medico che si è occupato del trapianto parla così di questo caso: “Si tratta di una cosa davvero eccezionale. Ma in termini medici è stato speciale perché si è trattato del massimo uso di un organo.”

Prima di questo caso ci sono stati altri due tentativi di trapianto di utero, ma nessuna nascita. Altri dottori in differenti nazioni ora pensano a trapianti di utero da donne appena decedute e non viventi, come nel caso di cui vi abbiamo parlato.

Il chirurgo a capo dell’operazione, in passato, aveva avviato una sperimentazione su 9 donne impiantando uteri in tutte loro. Purtroppo a causa di complicazioni si dovettero poi rimuovere due di questi organi.

La mamma del piccino, che ha chiesto di rimanere anonima, si è sottoposta alla fertilizzazione in vitro per rimanere incinta usando le sue uova e lo sperma del marito. 

Prima di effettuare il trapianto la donna ha dovuto attendere un anno per far sì che tutto fosse a posto. Dopo 4 tentativi di impianto finalmente la mamma è rimasta incinta. La gravidanza non ha subito complicazioni e la donna ha dato alla luce il suo bimbo con parto cesareo.

“Sentirlo contro le mie guance è la cosa più bella del mondo” aggiunge la donna che spiega che un giorno racconterà al figlio come è stato concepito.

“Il mio pensiero è che saprà per sempre quanto è stato voluto. Spero che quando sarà cresciuto il trapianto di utero sarà diventato una pratica acquisita per le donne come me e lui saprà di essere stato parte della realizzazione di tutto questo”.

Forte di questo incredibile risultato Brannstrom ha deciso di portare avanti la sperimentazione mettendosi in contatto con medici indiani, del Libano, Argentina e Singaporeper effettuare dei trapianti di utero in quei Paesi.

Tutta la comunità medica è rimasta colpita dei risultati del chirurgo, in modo particolare il dottor Antonio Gargiulo, un associato di riproduzione endocrinologa, che ha detto: “tutto questo era impossibile fino a quando il mio collega non l’ha realizzato”. 

Lo specialista ha sottolineato che rimuovere l’utero è diverso dalle altre operazioni e che l’organo deve essere trapiantato in modo molto delicato.

I medici devono poi accertarsi che il piccolo riceva abbastanza nutrimento dalla placenta e che il flusso di sangue verso le arterie sia sufficiente.

 


 

“Per noi nostro figlio è straordinario e ciò che ce l’ha portato è unica e speciale ma noi cerchiamo di guardarlo come se fosse un bimbo come tutti gli altri” ha riassunto la mamma del piccino “non riusciamo a descrivere quanto siamo felici. Lui è tutto ciò che abbiamo sperato e anche qualcosa di più”.

“L’unica cosa davvero unica è quello che abbiamo passato io e mia mamma. Si tratta di qualcosa di enorme e mio figlio e sua nonna saranno legati per il resto delle loro vite”.

Infine, se vi state chiedendo che cosa ne è stato delle altre donne appartenenti alla sperimentazione che hanno subito il trapianto dell’utero, una valutazione psicologica effettuata a un anno di distanza ha dimostrato che queste aspiranti mamme hanno reagito bene alla loro nuova condizione.

Le altre tre donne che hanno partorito bambini sani avevano un’età compresa tra i 27 e i 38 anni.

Tutte e 9, comprese le due per le quali il trapianto è fallito, hanno dichiarato di essere contente della loro decisione di partecipare al programma.

Questa nuova pratica, a detta loro, offre nuove speranze per tutte le coppie che desiderano un figlio. “L’ostacolo alla fertilità non esiste più” hanno asserito fiduciose. Il trapianto inoltre ha avuto l’effetto di ripristinare il loro posto nella vita di tutti i giorni. “Ora abbiamo un corpo come tutte le altre” si legge  infatti.nei commenti delle partecipanti.

Le donne hanno dovuto affrontare però un anno di incertezze tra il trapianto dell’utero e il tentativo di rimanere incinte. Questo le ha costrette a doversi confrontare sul tema della gravidanza e della maternità come non avevano fatto prima.

Per quanto riguarda il rapporto col donatore (molto spesso la mamma) questo è tornato alla normalità, a detta loro, qualcuna però ha espresso preoccupazione per la sua salute o senso di colpa.

Il dottor Jarvholm che ha condotto questo studio sulle donne trapiantate sottolinea che, in vista di nuovi possibili trapianti, l’aspetto psicologico degli sforzi e delle forze delle partecipanti deve essere tenuto in grande considerazione.

Unimamme e voi cosa ne pensate di questa pratica? La usereste in caso di bisogno?

 

 

(Fonte: Daily Mail.co.uk/ Huffington Post.com/Eshre2015.eu)

Maria Sole Bosaia

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