La catastrofe umanitaria dei profughi siriani ha da poco aggiunto alle sue piccole, innocenti vittime, un bambino di soli 3 anni: Aylan, protagonista dello scatto che oggi è girato su tutte le più importanti testate mondiali.
Il corpicino di Aylan è stato rinvenuto esanime su una spiaggia, dopo che lui e la sua famiglia, come tanti altri profughi in fuga dal loro Paese a causa della guerra avevano tentato la via dell’Europa via mare, finendo naufraghi.
Si tratta di un’immagine a ben ragione sconvolgente, resa ancora più amara dal fatto che il piccino e tutte le altre 11 persone presenti sull’imbarcazione di cui se ne sono salvate solo 4, tra cui il padre del bimbo, avrebbero potuto essere ancora in vita se solo i soccorsi fossero stati più solleciti.
Quando i migranti si sono accorti che il motore della loro barca si era fermato hanno subito lanciato un sos via telefono. La chiamata è giunta alla rete di attivisti che tentanto di salvare quanto più profughi possibili, ma le autorità greche non si sono mosse per impedire la tragedia.
“Appena raccolta la chiamata di sos e quindi le loro coordinate, è stata chiamata più volte la Guardia costiera greca, anche grazie all’aiuto dell’ong Watch the med. Ma non c’è stato nulla da fare, un giorno e una notte di chiamate ma nessuno è andato a salvarli, e sono sopravvissuti meno della metà dei presenti sulla barca. Un orrore” ha dichiarato la volontaria Simona Pisani.
A niente quindi sono valsi i tentativi di soccorso da parte del Comando centrale di Roma della Guardia Costiera con la segnalazione della localizzazione dell’imbarcazione. Diversamente da altre occasioni in cui l’autorità italiana aveva avviato il protocollo per avvertire d’urgenza i colleghi greci è stato loro riferito che la prassi era quella di chiamare direttamente i greci.
Le chiamate degli attivisti non hanno smosso però le autorità greche che hanno riferito di essere state molto occupate e così l’ennesimo dramma in mare si è compiuto.
A quanto pare si tratterebbe di un problema di mancanza di fondi e di personale, anche se l’europarlamentare Barbara Spinelli denuncia che uno stanziamento di fondi Ue per la Grecia si trova in sospeso senza alcuna ragione.
Al di là delle polemiche che seguiranno, forse la tragica morte di questo bambino, simbolo di tanti altri suoi connazionali in fuga dalla violenza della guerra, servirà a risvegliare le nostre coscienze a volte fin troppo indifferenti al dramma umano che stanno vivendo tante altre persone su questa Terra che noi tutti condividiamo e anche quelle dei nostri governanti che sembrano impreparati e confusi nella gestione di questa enorme emergenza.
A noi di universomamma vengono in mente le parole del poeta John Donne: Nessun uomo è un’Isola,
intero in se stesso./Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra./ Se una Zolla viene portata via dall’onda del Mare,/ la Terra ne è diminuita, /come se un Promontorio fosse stato al suo posto,/ o una Magione amica o la tua stessa Casa./Ogni morte d’uomo mi diminusce,/ perchè io partecipo all’Umanità.
Qui sotto potete vedere un video caricato da un attivista di cui citiamo le parole: “Il loro sacrificio merita giustizia, senza più indugi: si attivino al più presto le cancellerie europee. Servono corridoi umanitari”.
(Fonte: Vita.it)
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