Unimamme, di certo ricorderete l’immagine del bambino siriano morto su una spiaggia che ha commosso il mondo, diventando il simbolo della tragedia di questa popolazione. Con l’ashtag #KiyiyaVuranInsanlik tantissimi gli artisti che hanno voluto esprimere il loro dolore offrendo un tributo a questo piccolo “martire”. I disegni che seguono sono solo alcuni.
Aylan Kurdi, di soli 3 anni, insieme alla sua famiglia composta dal fratello maggiore Galip, dalla sua mamma e il suo papà, aveva intrapreso il lungo viaggio dalla Siria martoriata dalla guerra nella speranza di congiungersi con dei parenti che da tempo vivevano in Canada.
La zia del bimbo: Teema, residente da 20 anni in Canada, in queste ultime settimane, si era attivata per raccogliere soldi per aiutare i parenti ma i fondi non bastavano per tutti e così la famiglia Kurdi aveva intrapreso il cammino cercando di raggiungere le isole greche dalla Turchia.
Per un po’ di tempo infatti i Kurdi erano rimasti in Turchia, aiutati economicamente da Teema che pagava loro l’affitto, ma secondo lei la famiglia non si trovava bene “lì i siriano vengono trattati in modi orribili”.
La donna aveva anche cercato di far riconoscere ad Aylan e la sua famiglia lo stato di rifugiati in Canada, inutilmente.
I Kurdi allora, insieme ad altri 8 siriani periti nel drammatico naufragio, si sono imbarcati come tanti loro conterranei nutrendo la speranza di arrivare sani e salvi in Grecia.
Le condizioni del mare erano buone ma a causa dell’elevato numero di persone presenti la barca si è ribaltata e i passeggeri sono rimasti intrappolati sotto lo scafo facendo una fine orribile.
Il padre di Aylan, Abdullah Kurdi è l’unico sopravvissuto. Nonostante ora il Canada gli offra asilo il suo unico desiderio è quello di tornare a Kobane dove seppellire la sua famiglia.
Parlando di Kobane, come è possibile vedere dalle immagini scattate da un giornalista locale Jack Shanine, si tratta di una città siriana teatro di infiniti scontri con il regime terroristico dell’Isis, che si trova al confine con la Turchia.
Oggi Kobane somiglia a una città fantasma, dove si è abbattuto qualche terribile olocausto nucleare.
Nessun edificio, casa, ecc… si è salvato dalle violenze qui perpetrate. E ancora oggi la città è disseminata di cadaveri e ordigni inesplosi.
Probabilmente ci vorranno mesi o forse addirittura anni prima che la città ritorni alla “normalità”.
Mentre sediamo confortevolmente nelle nostre case circondati dalle nostre cose e dai nostri cari e ci chiediamo perché i siriani fuggano dal loro Paese alla ricerca della salvezza dovremmo avere presenti queste immagini.
Solo settant’anni fa l‘Europa chiudeva un periodo buio fatto di altrettanta violenza e devastazione, talvolta però viene il dubbio che l’uomo abbia la memoria troppo corta.
Unimamme e voi come avete reagito davanti alla foto di Aylan e cosa ne pensate di tutto ciò che ha scatenato?
(Fonte: GlobalNews.ca)
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