La storia di Natalie è quella di tante altre mamme che hanno affrontato questo terribile lutto. La donna era andata a letto sentendo scalciare la figlia, ma al suo risveglio il suo istinto le ha detto che c’era qualcosa che non andava.
In ospedale i medici hanno confermato a lei e al marito che la loro bambina era morta.
Affranta, dopo aver dato alla luce la sua piccina, la donna si è rivolta a Facebook per condividere i suoi pensieri:
“Ci saranno momenti in cui il tuo bambino piangerà e griderà ogni volta che cercherai di metterlo giù. Oppure piangerà mentre è tra le tue braccia e tu avrai fatto qualsiasi cosa a cui si possa pensare per farlo smettere. Ci saranno notti insonni, cambi di pannolini multipli nel giro di minuti, sputi tra i tuoi capelli, pipì sulla tua maglietta, cacca sulle tue mani e ancora tante urla del tuo bambino e probabilmente anche le tue. Ogni volta che succede, ogni volta che ti senti frustrata e vuoi correre via per favore ricordati della mia storia“.
Racconta poi il momento il cui un medico, dopo vari accertamenti ed ecografie, ha comunicato a lei e al marito la triste notizia: “Non potevo respirare, ho sbraitato, ho urlato, ho gettato cose, ho vomitato…e poi è morta una parte di me con lei. Non potevo far nulla per cambiare le cose. Il mio corpo avrebbe dovuto proteggerla, e invece l’ha uccisa. Ero a 40 settimane + 6.
Un paio di ore dopo mi hanno indotto il parto. Mi hanno offerto un’epidurale, ma non potevo farla. Avevo bisogno di sentirlo. Avevo bisogno del dolore, dell’agonia, della tristezza, è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Avere a che fare con insopportabili contrazioni, l’anello del fuoco, le lacrime…sapendo che tutto quello era per niente. Stavo partorendo un bimbo senza vita. Non ci sarebbe stata felicità alla fine ad aiutarmi a dimenticare il dolore. Il dolore, diversamente dalla mia piccina, mi avrebbe accompagnata per sempre.
Poi finalmente dopo quelle ore infernali del travaglio, è stata messa sul mio petto – bellissima, ma senza vita. Non potevo aspettarmi il suo primo gridolino. Invece fui io che singhiozzai. La pregai di svegliarsi tra le lacrime: “Per favore svegliati bambina mia… Per favore svegliati. Perché non vuoi piangere per la mamma? Per favore, per favore…semplicemente svegliati.’
Era bellissima. Era perfetta sotto ogni punto di vista. La amo così tanto e la devastazione che sentivo e che sento ancora non possono nemmeno provare a descriverla. Abbiamo avuto modo di trascorrere 6 ore con lei. Abbiamo fatto centinaia di foto. Un fotografo di “Now I Lay Me Down to Sleep” è venuto e ne ha fatte ancora di più. L’abbiamo lavata, le abbiamo pettinato i capelli, l’abbiamo tenuta in braccio, l’abbiamo baciata e le abbiamo detto quanto l’abbiamo amata. E le ho chiesto più e più volte scusa per non averla tenuta. Oh, come ho perso la mia bellissima bambina”.
Infine Morgan ha concluso con queste parole il suo accorato appello:
“tutto quello che vi chiedo, quando avrete un momento buio con il vostro bambino, quando sarete fuori di voi e penserete di non poter andare avanti mentre dormire un’ora o due a notte, invece di pregare il vostro piccolo di poter dormire e di essere inghiottite nella frustrazione e nell’esaurimento, trovate il più piccolo pezzo di forza in voi per andare avanti, per dire una preghiera di gratitudine per il vostro bimbo, per quanto possa essere difficile in quel momento. E se volete dite anche una preghiera per me e tutte le altre mamme i cui bambini sono stati presi troppo presto. Dite una preghiera per la mia dolce, dolce Eleanor che non ha mai conosciuto la vita fuori dal mio grembo“.
Morgan ha ricevuto molti messaggi di incoraggiamento da genitori in crisi coi figli che piangono e altri che hanno subito il suo stesso lutto.
“Non sono l’unica mamma ad aver dato alla luce un figlio nato morto, la mia storia non è unica, ma di questo si parla poco e non avevo idea di quanto traumatica e devastante fosse questa esperienza. Poiché i bambini nati morti sono rari ritengo che sussista solo la vaga nozione che quei bambini siano mai esistiti o che siano mai importati a qualcuno”.
La donna ha aggiunto che dalla nascita di Eleanor ha dovuto sopprimere l’urgenza di gridare al mondo che ha avuto una figlia che ha vissuto e che stata cara alla sua famiglia, davvero tanto.
Morgan ha anche un figlio di 22 e ha sempre sperato che la sua sorellina avrebbe dormito di più da piccola, un commento che ora incoraggia gli altri genitori.
“So che molti dei nostri amici stanno avendo notti simili con i loro figli o ne hanno avute quando sono nati i bambini. Sapevo che avrebbero avuto molti momenti più duri e disperati, ma volevo che sapessero quanto siano importanti quei momenti. Solo un mese fa stavo dicendo che non attendevo con impazienza la fase dei neonati che non dormono, ora sono pronta a scambiare qualsiasi cosa al mondo per attraversarla con mia figlia“.
“Voglio sottolineare che un bimbo nato morto è un bimbo che ha vissuto. So che è vero perché ho sentito mia figlia muoversi. L’ho sentita danzare. L’ho sentita vivere dentro di me. Può non aver mai respirato fuori dal mio grembo ma è una persona che è esistita, che ha avuto importanza, che era ed è stata amata tantissimo”.
Unimamme, forse ricorderete le altre stupende parole di una mamma che ha perso il figlio.
I pensieri di Morgan vi faranno vivere più serenamente i primi mesi coi figli?
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