Oggi è la Giornata Mondiale dedicata all’Alimentazione e in questa occasione è bene soffermarsi un momento a riflettere sulla condizione di malnutrizione in cui vivono ancora 795 milioni di persone.
Il dato è stato raccolto dalla FAO e indica come nel mondo milioni di bambini e giovani sono condannati a non avere una crescita regolare. La loro condizione influisce anche sul loro rendimento, impedendo di acquisire e sviluppare nuove conoscenze perché stanchi e affamati, appunto.
Secondo la FAO la malnutrizione affligge il 23,2% della popolazione sub sahariana e la situazione è ancora più preoccupante in quelle zone dell’Africa che sono scenario di sanguinosi conflitti, come la Repubblica del Congo, la Siria e il Sud Susan.
La carenza di cibo, in questo Paese è la principale causa di mortalità infantile poiché causa l’esposizione dei bambini alle innumerevoli complicazioni delle malattie infantili.
Il peso di questo enorme dramma si erge sulle spalle delle popolazioni rurali che dipendono dall’agricoltura e dalla pastorizia, incrementato poi dal crescente numero di popolazione che vive in povertà e si riversa nelle città faticando però ad arrivare a fine settimana.
Per cercare di fronteggiare in qualche modo questa emergenza in Africa Orientale si preparano pasti a base di “ugali“, detto anche “posho“, si tratta di una polenta di farina di mais bianco che è il primo e più importante elemento nutrizionale poiché economico e riempitivo. A volte l’ugali viene accompagnato con un po’ di carne, ma accade più spesso che le famiglie lo condiscano con una verdura locale chiamata “sukuma wiki” (tira avanti la settimana) e che aiuta tutti a lavorare, studiare, ecc…
Le condizioni sono così disperate che a volte anche chi ha un po’ di cibo, deve nasconderlo agli altri come raccontato da Tommy Simmons, fondatore di Amref Italia che riporta la testimonianza di un pastore africano: “io guadagno poco e a malapena mando avanti la famiglia. Non posso dar da mangiare a tutti. E così ora a casa dobbiamo mangiare di nascosto, chiusi dentro, e il “sukuma wiki” lo bolliamo e basta, per evitare che condendolo i vicini sappiano che abbiamo cibo in casa. Non è bello poter mangiare quando il villaggio non ha niente, ma che devo fare?”.
Da quasi 60 anni Amref Health Africa combatte per debellare la malnutrizione impegnandosi con la popolazione locale attraverso progetti di sostegno legati all’alimentazione e alla salute. Per esempio, nel quartiere di Dagoretti e Nairobi è stato sviluppato un programma comunitario di orti urbani in modo che le persone acquisiscano anche le conoscenze fondamentali per produrre a basso costo. Ricordiamo infatti che 200 milioni di africani vivono nelle baraccopoli e cerca di diffondere una sorta di “agricoltura in città” è basilare per combattere la povertà nutrizionale.
Un altro obiettivo di Amref, questa volta nella contea di Siaya, vicino al Lago Vittoria, è quello di formare la leadership locale riguardo all’ambito della nutrizione, migliorando contemporaneamente l’accesso ai servizio nutrizionali per le mamme e i bambini.
Unimamme, non dimentichiamoci di chi soffre per un bisogno fondamentale a cui tutti, sulla Terra, dovrebbero avere diritto.
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