Succede che tua figlia sta male, male sul serio; ha un cancro. E accade che hai finito i giorni di permesso, di ferie, di malattia e sei costretto a dover tornare a lavoro, perché altrimenti lo perdi, il posto, e non avrai più i soldi per curare tua figlia, garantirgli un tetto e costruirle un futuro.
È accaduto al trentunenne francese Jonathan Duprè, papà di Naëlle.
Ci troviamo a Neufchâtel-en-Bray, a nord di Rouen, in Alta Normandia e circa un anno fa è stato diagnosticato un tumore di 13 centimetri sulla piccola Naëlle. Ben presto quindi sono finiti i giorni a disposizione di Jonathan, per poter stare vicino a sua figlia, e si è presentato il dilemma se perdere o meno il posto di lavoro.
I colleghi, preso atto del dramma di Jonathan non ci hanno pensato un attimo e hanno usufruito di una legge che permette loro di donare i propri giorni di ferie in favore di un genitore che necessiti di giorni per assistere i figli malati, una possibilità riconosciuta anche da noi.
In azienda è scattata una vera e propria gara di solidarietà e si sono raggiunti 350 giorni, giorni che Jonathan potrà passare accanto a Naëlle, per starle vicino durante la chemioterapia, per abbracciarla quando la paura diventa troppo grande.
Il mondo è posto difficile dove stare e, molto spesso, si devono affrontare situazioni dove il buon senso basterebbe a far confrontare le persone in modo costruttivo. Il mondo è diventato un posto dove il parametro per misurare le vicende della vita è quasi sempre il denaro, ogni cosa deve rappresentare il tornaconto di qualcuno. E questo modo di rapportarsi nella società sta sempre più svilendo la capacità di guardare oltre, di vedere nel prossimo un qualcuno che ci possa arricchire in spirito e non nel portafoglio, di trovare nell’altro un bagaglio di esperienze e ci faccia scoprire un nuovo modo di osservare un fiore.
Ma i colleghi di Jonathan hanno saputo guardare oltre, i suoi colleghi sanno che un diritto vale più dei soldi. Un diritto è ciò che ci rende liberi di fare le scelte migliori, di conservare la spiritualità, la capacità di sognare e di rispettare il prossimo.
E voi unigenitori, avreste fatto lo stesso per un vostro collega? Credete al fatto che la solidarietà “colori” il mondo, rendendolo un posto migliore in cui vivere?