Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno e insieme alle numerose iniziative dedicate al tema arriva proprio in questi giorni il risultato di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.
La ricerca ha dimostrato la validità del test genomico Oncotype DX, un test effettuato su 21 geni delle cellule tumorali che può indicare ai medici quali donne che hanno avuto un tumore al seno necessitino anche la chemioterapia. Inoltre l’esame permette anche di valutare la probabilità con cui il tumore potrebbe ripresentarsi nei successivi 10 anni.
Il test in pratica permette di capire quanto siano attivi quei geni e in base a ciò assegna al tumore un punteggio che va da 0 a 100. Minore è questo punteggio, minori sono le possibilità che il cancro si propaghi ad altri organi anche se non trattato con la chemio, ma soltanto con medicinali come il tamoxifene.
Corrado Tinterri, Direttore della Breast Unit dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano, spiega così il test: “In alcuni casi può essere molto complesso per i medici stabilire se prescrivere la chemioterapia in aggiunta alla terapia ormonale. Questo test viene effettuato su 21 geni del tumore e può fornire informazioni prognostiche e predittive su come potrebbe evolvere la malattia, e su come potrebbe rispondere a un eventuale trattamento chemioterapico”.
Uno studio condotto dal Dr. Janice Walshe presso il St Vincent’s University Hospital di Dublino ha coinvolto 633 pazienti. Ciò che è emerso è che 345 pazienti (il 59%) avrebbero tratto dalla chemioterapia benefici minimi o addrittura nulli. Secondo il vecchio schema queste persone sarebbero tutte state sottoposte “inutilmente” a trattamento chemiotepico che come sappiamo è invasivo e non semplice da sopportare. La cosa tra l’altro ha un vantaggio piuttosto evidente anche per le casse dello Stato che sul campione preso in considerazione in questa ricerca avrebbe per esempio risparmiato oltre 800mila euro.
Un altro autorevole studio pubblicato dalla Dottoressa Kathy Albain della Loyola University Medical Center di Chicago è arrivato praticamente alle stesse conclusioni confermando la validità del test dei 21 geni. In questo caso il campione era molto più ampio e ha coinvolto 10.253 donne tutte con lo stesso tipo di cancro al seno. Tutti i casi sarebbero stato trattati secondo la vecchia scuola con la chemioterapia. Nel test le donne che avevano punteggi sotto al 10 sono state trattate solo con il tamoxifene e senza la chemio. Dopo 5 anni di osservazione si è visto che il 98% di quelle donne è guarito e che il cancro no si è propagato ad altri organi.
Dunque oggi abbiamo un’arma in più per combattere il tumore al seno. Certo che leggendo queste statistiche viene sempre da pensare: e quel 2% del campione che non è guarito? Purtroppo il rovescio della medaglia c’è sempre, ma i progressi in campo medico si basano anche e soprattutto su queste ricerche.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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