Sono trascorsi sei lunghi anni nei quali la famiglia del povero Stefano non si è mai arresa per dare al loro caro una degna sepoltura e, soprattutto, per cercare la verità. Riusciranno mai a sapere cosa è successo quel 15 ottobre del 2009? L’unica certezza, al momento, è che Stefano è stato malmenato e aggredito e niente potrà mai giustificare una tale violenza.
L’associazione Medici per i diritti umani (Medu) insieme all’Open Society Foundation (organismo finanziato dal magnate George Soros), conducendo un’indagine medica indipendente, hanno cercato di venire a capo di questa intricatissima matassa fatta di bugie, di verità non dette e di assurdità. Secondo tale indagine il giovane Stefano Cucchi, sarebbe morto, a soli 32 anni, in seguito alle percosse subite nel momento dell’arresto per possesso di sostanze stupefacenti avvenuto sette giorni prima della sua triste fine.
Da subito i familiari di Stefano si sono rifiutati di credere a quanto sostenuto prima dalle forze dell’ordine e poi dai sanitari dell’Ospedale Sandro Pertini. Il presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, Luigi Manconi, in un’intervista rilasciata a ilfattoquotidiano.it, riguardo l’omicidio di Cucchi – perché di omicidio si parla – ha dichiarato: «Speriamo, stavolta, di dare finalmente risposta alle troppe domande rimaste inevase. Per esempio, il motivo per il quale, sulle prime 24 ore del fermo del giovane, la procura abbia, per una lunghissima fase, sorvolato»
Sembra che la Procura di Roma in seguito a nuovi elementi emersi proprio grazie a tale indagine pochi giorni fa abbia iscritto nel registro degli indagati 4 carabinieri, tre dei quali per lesioni aggravate e un quarto per falsa testimonianza, tutto in attesa di sapere quanto diranno i giudici della Cassazione nel processo che inizierà il prossimo 15 dicembre.
A onor di cronaca ricordiamo che il 31 ottobre del 2014 la sentenza della Corte d’appello di Roma ha ribaltato quanto deciso dai giudici di primo grado assolvendo tutti gli imputati. I giudici in primo grado, invece, avevano accusato di omicidio colposo i quattro medici che presero in carico il povero Stefano Cucchi nell’Ospedale Sandro Pertini la notte del 31 ottobre 2014 condannandoli a un anno e quattro mesi di reclusione, a due anni per il primario dello stesso Ospedale nonché 8 mesi a un altro medico per falso ideologico.
Questo quanto dichiarato, a riguardo di questa brutta vicenda, dall’associazione Medu:
«Dalla ricostruzione dei fatti è altamente probabile che l’aggressione abbia avuto luogo nel periodo intercorso tra la fine della perquisizione domiciliare e la chiamata del 118 da parte dei carabinieri di guardia nella caserma di Tor Sapienza. È inoltre possibile ipotizzare che prima dell’udienza di convalida abbia avuto luogo un’ulteriore aggressione fisica, poiché gli esami chimico-tossicologici eseguiti su materiale biologico prelevato dal corpo di Stefano hanno evidenziato come le tracce di sostanze stupefacenti rilevate siano risultate ininfluenti nel determinismo del decesso…Omissis…Si può considerare senza esitazioni che, in conseguenza dell’aggressione violenta di cui è stato vittima Cucchi ha sviluppato una grave reazione psicopatologica post-traumatica caratterizzata da un insieme di sintomi tra cui una serie di alterazioni post-traumatiche come la chiusura e la sospettosità che hanno provocato una severa riduzione dell’apparato alimentare e una conseguente drastica perdita di peso…Omissis…un’evidente catena causale che collega l’aggressione, il trauma psichico e la sindrome di inanizione (Condizione di più o meno grave decadimento organico dovuto a mancata o insufficiente nutrizione, ndr), la quale ha provocato, insieme ad altri fattori concausali, la morte di Cucchi».
Il rapporto si conclude, poi, in questo modo:
«Le violenze subite da Stefano sono state il primum movens che ha portato a una sequenza di eventi patogeni terminata solo con il decesso del paziente…Omissis…un vero e proprio caso di tortura. L’aggressione subita da Cucchi è stata un atto mediante il quale sono stati inflitti alla vittima gravi dolori e severe sofferenze, trattamenti crudeli ed inumani secondo i criteri di riferimento della Convenzione delle Nazioni Unite».
Tutte queste ipotesi altro non fanno che avvalorare quanto dichiarato da due carabinieri nell’inchiesta-bis, dopo aver deciso di collaborare con i Pubblici Ministeri. I due carabinieri, in quell’occasione, parlarono della stesura di falsi verbali d’arresto.
In attesa di conoscere la verità di quanto accaduto al malcapitato Stefano Cucchi, unimamme, confidiamo nella Giustizia ed esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia del giovane geometra romano.
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