Ecco quindi che conta tantissimo cosa insegniamo, non solo a parole, ai figli. Ciò però non significa che il comportamento dei nostri figli sia totalmente controllabile da noi genitori. Alcuni bambini infatti nascono con dei tratti psichici particolari, privi di empatia e insensibili. Come fare allora a capire se è questo il caso oppure no?
Due studi recenti hanno individuato un modo per capire se i bambini potrebbero diventare “psicopatici” o asociali.
La prima ricerca, dell’Università del New South Wales, ha scoperto che alcuni bambini di 3 anni mostrano tratti “insensibili e impassibili” (conosciuto come CU, callous-unemotional traits), riconducibili alla psicopatia. Nell’ambito dello studio, tali bambini non hanno reagito, a differenza dei loro coetanei, di fronte ad immagini di persone in difficoltà, come ad es. un bambino che piange, o hanno faticato a riconoscere cambiamenti di espressioni del viso, quindi i cambiamenti degli stati d’animo delle persone.
Eva Kimonis, autore principale dello studio, che ha coinvolto piu’ di 200 bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni, ha dichiarato che si tratta del primo studio che utilizzato strumenti adattati per bambini così piccoli e sostiene che prima vengono identificati questi bambini, prima potranno essere aiutati.
Un altro studio, del King College di Londra, assieme all’Università di Manchester e a quella di Liverpool, ha nel frattempo scoperto, studiando più’ di 200 bambini, che è possibile prevedere già a 5 settimane se i bambini svilupperanno tratti emotivamente-insensibili. Lo studio ha infatti rilevato che i bambini che preferiscono guardare un volto umano piuttosto che una palla rossa inanimata avranno meno probabilità di sviluppare tali tratti.
Tali studi non vogliono però terrorizzare i genitori, al contrario, vogliono essere di supporto e fungere da monito. Infatti, anche se ci sono prove che suggeriscono che la psicopatia è influenzata dalla genetica, i ricercatori ritengono che i genitori possano crescere i loro figli aiutandoli a sviluppare l’empatia.
Lo studio inglese, ad esempio, ha scoperto che se una madre risponde in maniera sensibile al figlio durante il gioco, il bambino avrà meno probabilità di mostrare un comportamento insensibile all’età di 3 anni.
Per questo motivo anche i ricercatori dell’Università del New South Wales stanno cercando di aiutare i genitori a trovare il modo di sviluppare le competenze emotive dei loro figli.
Dimonis ha infatti dichiarato che anziché tentare di prescrivere farmaci a dei bambini molto piccoli, si sta osservando il problema da una prospettiva diversa, puntando a programmi di formazione dei genitori, insegnando loro ad essere più’ calorosi, coinvolti, e amorevoli con i figli, a cercare ed ottenere il contatto visivo, fondamentale per lo sviluppo dell’empatia (che ricordiamo, è la base di percezione della sofferenza altrui), e vedere se nel tempo diminuiscono questi tratti insensibili e i rischi di tener comportamenti aggressivi, antisociali, criminali, di avere problemi legati all’abbandono scolastico, all’abuso di sostanze, o alla ricerca di un lavoro, fino ad avere problemi di salute mentale.
Seggiolino in auto obbligatorio per i bambini: ecco cosa dice il Codice della Strada (e…
Più batteri che nel gabinetto: un oggetto davvero comune nelle case di chi ha bambini…
No, la genitorialità non deve essere per forza privazione del sonno: ecco cosa potete fare…
Quale posizione ha il vostro bambino in grembo? Non serve un'ecografia: puoi scoprirlo seguendo i…
Il cibo uccide: in Italia e in Europa ogni anno sono troppi i minori di…
Dire di no è difficile in assoluto e lo è ancor di più al cospetto…