Torniamo a parlare di scuola e di questione di genere. Al centro della discussione tra due genitori di Massa Carrara e una scuola della città è una favola “La principessa e il drago”, dove tocca alla protagonista salvare il principe dal mostro.
Un sovvertimento di genere appunto che evidentemente non è piaciuto alla coppia toscana che ha ritirato la figlia dalla scuola elementare per iscriverla in un istituto privato di ispirazione cattolica.
Secondo quanto dichiarato dai genitori, loro non sapevano che la scuola fa parte del progetto “Liber* Tutt*“, iniziativa sponsorizzata dalla Regione Toscana con 78 mila euro di fondi per le pari opportunità: ad esso hanno aderito 35 istituti scolastici tra scuola primaria e secondaria, attraverso letture di favole in classe e laboratori di danza e teatro.
Tra i libri c’è appunto “La principessa e il drago” che i genitori hanno scoperto guardando un quaderno della figlia: allarmati, si sono rivolti alle maestre annunciando che avrebbero ritirato la bimba da scuola perché non avvisati che tra le materie di studio ci sarebbero state anche le favole “gender“.
Sul sito della casa editrice è presente un breve riassunto del libro:
La principessa Elizabeth vive in un castello e sta per sposare il principe Ronald, ma un giorno un drago distrugge il castello, manda in fiamme tutti i suoi bei vestiti e rapisce il principe. Elizabeth non si perde d’animo, parte alla ricerca del dragone per liberare il suo principe, che si rivelerà un rammollito superficiale e inetto, ben diverso da come si era presentato all’intraprendente e combattiva principessa. Una storia con i protagonisti tipici delle fiabe interpretati qui in una veste tutt’altro che tradizionale, accompagnata da illustrazioni di stampo sorprendentemente classico.
Altri libri incriminati sono “Una bambola per Alberto” – storia di un bambino che chiede appunto in dono una bambola incontrando il rifiuto del papà ma il favore della nonna – e “Salverò la principessa“, in cui una bambina indossa un’armatura per salvare l’amica in pericolo.
Se da una parte Marina Babboni – dirigente della provincia di Massa Carrara e responsabile del progetto “Liber* Tutti* dice: “Purtroppo la menzogna sta diventando protagonista, invito a leggere la fiaba in questione per capire che non si tratta di una fiaba perversa. Soltando leggendo questa favola tutti si renderanno conto che è stato montato un caso sul nulla. Con queste fiabe vogliamo semplicemente insegnare il rispetto nei confronti delle persone, maschi e femmine. Chi dice che vogliamo confondere i sessi e trasformare i maschi in femmine o viceversa sta dicendo una bugia enorme“, dall’altra il vescovo della città, Monsignor Giovanni Santucci risponde: “Credo che sia stato lecito per la famiglia spostare la bambina da una scuola all’altra, se i genitori hanno ritenuto di farlo; in Italia i genitori hanno ancora il diritto di provvedere ai figli secondo le proprie convinzioni ideologiche e religiose“.
E voi unimamme cosa ne pensate di tutta questa storia?
Per approfondire, vi suggeriamo di leggere la riflessione su scuola e gender di un papà.
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