Cosa rende buono un bambino? E’ qualcosa di innato o una qualità che si apprende in casa? Piu’ volte ci siamo posti questa domanda, e diverse le ricerche al riguardo.
Una recente ricerca ha nuovamente tocccato la questione, ma questa volta andando ad analizzare il rapporto religione e bambini.
Una ricerca condotta su 1170 bambini, di sei nazioni diverse, ha evidenziato come i bambini appartenenti a famiglie religiose siano meno altruisti dei coetanei appartenenti a famiglie agnostiche o atee.
Praticare un credo, quindi, non è garanzia di comportamenti etici adeguati, e non rende più inclini all’empatia verso le difficoltà del prossimo.
Diciamo la verità, almeno noi laici il sospetto lo avevamo sempre avuto, in molti fondamentalisti della preghiera scorgiamo un fanatismo che sfocia in forme di intolleranza verso chi non abbraccia la loro religione. Ned Flanders nei Simpson ne rappresenta una gustosa parodia.
La ricerca in questione conferma che i fanciulli cresciuti in famiglie religiose sono più rigidi nel giudicare il coetaneo, proveniente da un contesto familiare non praticante.
La ricerca è stata condotta da un gruppo internazionale di psicologi, i quali hanno studiato le inclinazioni prosociali di 1170 bambini, di età compresa tra i 5 e i 12 anni provenienti da 6 paesi:
I bambini selezionati per la ricerca appartengono a famiglie cristiane, musulmane e non religiose. Una minoranza del campione appartiene a religione ebraica, indù o sono atei o agnostici.
I piccoli sono stati sottoposti ad una serie di test, e con essi i loro genitori.
bambini hanno svolto compiti dove veniva valutata la loro sensibilità morale e la generosità, le loro reazioni: per esempio veniva chiesto loro di decidere quanti adesivi erano disposti a condividere con una persona anonima della stessa scuola e di un gruppo etnico simile al loro.
Ai genitori sono stati somministrati questionari dove veniva chiesto loro di valutare il grado di religiosita, empatia e senso della giustizia che attibuivano ai loro figli.
A sinistra, il giudizio dei genitori in merito al senso di giustizia dei propri figli. A destra, il livello di altruismo dei bambini rilevato dai test.
Anche se i genitori dei bambini religiosi vedevano i loro figli come empatici e generosi con il prossimo, i risultati hanno dimostrato ben altro. Nonostante la generosità dei bambini aumentasse con l’età (crescendo diminuisce l’egocentrismo magico, dove il bambino si sente il centro del mondo), i bambini appartenenti a nuclei familiari con un alto livello di religiosità mostravano meno altruismo. I bambini più generosi provenivano da famiglie atee o non religiose.
Altro campo di valutazione è stato il giudizio sugli altri: dalla ricerca è emerso che i bambini provenienti da famiglie non religiose presentano un giudizio meno meschino delle azioni dannose altrui. I bambini di famiglie musulmane sono apparsi coloro piu’ critici e intolleranti verso gli altri.
I risultati sono coerenti, affermano gli autori, con precedenti ricerche sugli adulti che ha dimostrato correlazione tra religiosità, maggiore intolleranza e atteggiamenti più punitivi nei confronti di reati interpersonali.
Insomma la religione non rende più buoni, e quello che se ne deduce è che i fondamentalismi portano solo a intolleranze e facilità a giudicare il “diverso”.
La ricerca è stata pubblicata su “Current Biology“, ed è destinata a creare miriadi di discussioni.
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