Unimamme, la storia di Kelly Evans e dei suoi figli ci mostra come a volte si possano affrontare drammi con una prospettiva diversa, senza lasciarcene schiacciare.
Dopo 5 mesi dall’inizio della loro convivenza la donna ha scoperto di essere incinta del piccolo Lucas, ma alla nascita del bimbo, dopo l’iniziale gioia, una notizia inaspettata l’ha lasciata atterrita.
Durante un’ecografia alla 28° settimana la donna aveva chiesto se c’erano segni che il bambino potesse avere la Sindrome di Down e il medico le aveva risposto negativamente.
Così, dopo la felicità iniziale per la nascita del bimbo, Kelly ha fatto fatica a capire che il medico le stava dicendo che suo figlio Lucas aveva la Sindrome di Down.
Pur amando moltissimo suo figlio questa mamma si è sentita sovrastare dalla diagnosi, per l’incertezza del futuro di Lucas.
Una volta a casa i fratelli maggiori Isabella e Alexander hanno accolto bene il nuovo arrivato, ma la mamma non riusciva a darsi pace.
“Ho pianto per tutte le cose che Lucas non sarebbe riuscito a fare, ho pianto perché non comprendevo la Sindrome di Down“ ha raccontato la donna al Mirror.
In seguito un’altra preoccupazione ha colpito Kelly e la sua famiglia, il figlio mediano Alexander aveva un’andatura strana e aveva cominciato a camminare in ritardo.
Ulteriori accertamenti hanno mostrato che il bambino aveva una paralisi cerebrale, era stato colpito da un ictus mentre era ancora nel grembo materno.
“Avevo pianto così tanto dopo la nascita di Lucas, avevo finito le lacrime, mi sentivo stordita da questa notizia” ha ricordato la donna.
Kelly era disperata, cercava conforto nel nuovo compagno Dominic dicendogli: “Alexander e Lucas non saranno mai pompieri, medici, agenti di polizia o giocatori di football”.
Come tante mamme Kelly voleva solo che i suoi figli avessero tutte le possibilità, che pensassero di poter fare qualsiasi cosa. La loro mamma però temeva che tante porte si fossero inesorabilmente chiuse.
“Ho pianto pensando che magari non si sarebbero mai innamorati o non avrebbero potuto avere bambini. Lucas era quasi sicuramente sterile e per lui superare il test della patente poteva rivelarsi quasi impossibile. Mi sembrava che le loro vite avessero una serie di limitazioni”.
“Io e Dominic abbiamo tentato di essere forti ma ogni sera ci addormentavamo piangendo gli uni tra le braccia degli altri. Poi è sopraggiunto un rimorso. Sapevo di essere fortunata anche solo per il fatto di poter avere dei bambini e il senso di colpa mi ha colpito come una tonnellata di mattoni. Poi mia figlia maggiore mi ha illuminata. Lei non vedeva i suoi fratelli come disabili, voleva solo essere come loro” ha narrato Kelly.
“Mamma, ho le lentiggini, devo andare dal dottore, penso di essere come Lucas e Alexander!” ha esclamato la sorella maggiore.
Per Isabella i suoi fratellini erano quelli fortunati. Questo ha aiutato Kelly a comprendere meglio la situazione “ho pianto ma erano lacrime di gioia. Isabella mi ha insegnato a festeggiare i bambini. Da quel momento ho imparato a godere ogni momento nella mia posizione privilegiata di essere la mamma di Lucas e Alexander”.
In seguito Kelly ha avuto un’altra bambina da Dominic, la piccola Indiane e tutti i fratelli si fanno compagnia e giocano insieme.
“Trascorriamo ore a cercare di insegnare a Lucas le sue prime parole, ma Alexander prende il comando insegnando al fratello la parola più importante per i bimbi affamati di pochi anni: “di più””.
“Ora il mio più grande rimpianto è quello di aver pianto dopo la diagnosi. Se solo avessi saputo quanta gioia c’era in serbo. Piangevo perché mi preoccupavo per il futuro ora piango perché mi rendono orgogliosa” aggiunge la mamma.
Kelly ora si commuove per le piccole e grandi conquiste dei suoi bambini speciali “Piango quando Lucas insiste per dividere il suo cibo con la sorellina Indiana. Non importa se Lucas non sarà un medico e Alexander un pompiere. Tutte le loro conquiste mi rendono orgogliosa. So che voleranno con le loro ali” conclude.
Unimamme se siete rimaste commosse da questa storia vi consigliano di leggere anche la lettera di una giornalista che ha una figlia con la Sindrome di Down.
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