Un disegno di legge firmato da Valeria Fedeli, vice presidente del Senato, propone 15 giorni obbligatori per i neo papà nel primo mese di vita del figlio.
Tale proposta, oltre che dare più peso alla figura paterna, rappresenterebbe è un valido aiuto per le mamme, quasi sempre lasciate sole nel crescere i neonati.
La vice presidente del senato Valeria Fedeli si è fatta promotrice di questa lodevole proposta, che di sicuro non risolve i problemi di coniugazione dei tempi di lavoro con quelli della gestione della vita familiare ma è un passo verso la giusta direzione. Vengono infatti definite misure a sostegno della condivisione della responsabilità genitoriale ed il ddl è stato presentato come emendamento alla legge di Stabilità che deve essere discussa in aula entro il 20 novembre corrente mese.
Andando nello specifico:
La proposta gode del favore e dell’appoggio del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, e del presidente dell’INPS, Tito Boeri. E proprio il neo presidente dell’ente pensionistico ha inviato una nota alla vice presidente dove afferma:
“Il congedo di paternità proposto in questa legge ridurebbe le differenze fra uomini e donne nei ‘costi dei figli’ che finiscono per gravare sulle imprese, condivido perciò gli obiettivi generali della norma e offro la piena disponibilità dell’istituto che ho l’onore di presiedere e valutarne gli oneri fiscali”.
Infatti anche la Fedeli non ha nascosto che il problema sono i costi dell’operazione, le cosiddette coperture. Per questo motivo propone una via sperimentale della durata di due anni, monitorando costantemente l’utilizzo che ne verrebbe fatto.
Cosa che non è avvenuta per la legge Fornero del 2012, che prevedeva un solo giorno di paternità, quello della nascita del figlio. Legge che definire riridicola è riduttivo. E lo riconosce anche la vice presidente, affermando che un giorno non cambia la vita di nessuno. Inoltre con tale legge è stato dato un messaggio sbagliato, quello che dice che i papà possono pensare solo al lavoro, lasciando il grosso delle pendenze familiari alla donna.
Quindi si deve creare una nuova cultura dell’equa distribuzione dei carichi di lavoro per la gestione della famiglia tra i genitori.
Troppo spesso le aziende percepiscono le donne come un peso, a causa dei figli, e di rimando costringono l’uomo a sentirsi in colpa se avanza le giuste esigenze per stare di più con i propri figli nell’età dello sviluppo.
Il messaggio che manda questo ddl va in una direzione che tende a spazzare via questo bagaglio culturale. Le aziende fanno pesare sempre in modo eccessivo i costi sostenuti per le astensioni parentali, la maternità e via dicendo; come se le aziende fallissero per colpa dei nascituri e non per le politiche economiche selvagge e sempre più virtuali, con i giochi di borsa, ecc.
Insomma una valorizzazione della figura paterna che permetterà alla donna di non autoescludersi dal mondo del lavoro, una volta diventata mamma. Ribadiamo che questo non risolve tutti i problemi ma è un primo passo verso la giusta direzione. E va a cancellare l’aberrante legge Fornero.
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