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“I miei figli sono qui, ma in modi diversi”: racconta una mamma (FOTO)

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Maria Sole Bosaia

Chi è un bambino arcobaleno? Cerchiamo di carpirlo grazie alla testimonianza di una mamma.

Il lutto perinatale è un terribile dramma per una mamma, un evento di cui però si tende sempre a parlare troppo poco. La commovente storia della mamma Heidi Bohrer ci fa riflettere su queste circostanze.

“Il mio bambino arcobaleno”: la storia di una mamma dopo la perdita in grembo di uno dei 2 gemelli

Io e mio marito Kevin avevamo problemi a concepire ma la fertilizzazione in vitro è andata subito bene, viviamo vicino a una delle migliori cliniche di fertilità nel Paese, a Portland in Oregon, e subito mi sono trovata incinta di 2 gemelli. Ero eccitata ma era anche un po’ astratto per me.

Io e mio marito siamo insegnanti quindi siamo sempre stati circondati da bambini, ma avevo 35 anni e non sapevo come fosse essere un genitore, cambiare un pannolino o addirittura due.

I bambini erano fratelli e li abbiamo chiamati Marcus e Kellan. Non ho avuto problemi durante la gravidanza e i bambini crescevano bene a ogni visita. Ciascuno aveva il suo sacco e placenta, Marcus era sempre leggermente più piccolo di Kellan e i dottori mi dicevano continuamente che avrei avuto un bimbo grande e uno oltre la media. C’erano stati contrattempi minori durante la gravidanza: avevo la pressione alta, cosa che può capitare con due gemelli, i dottori che mi seguivano non erano preoccupati.

A 32 settimane i bambini erano in posizione podalica uno vicino all’altro e i medici mi hanno detto che non si sarebbero mossi quindi hanno programmato un cesareo per la 37° settimana.

Il giorno del parto sono arrivata in ospedale alle 7 del mattino e le infermiere mi hanno attaccato a diversi strumenti per monitorare il battito cardiaco dei bambini. Hanno trovato subito quello di Kellan e hanno pensato di aver trovato anche quello di Marcus ma li ho sentito dire: “è basso” e poi “i battiti sono molto simili”.

In seguito ho scoperto che si trattava di un’eco del battito di Kellan perché Marcus non ne aveva uno.

Il tono di voce loquace delle infermiere è cambiato e si sono preoccupate per il battito cardiaco, sono andate a chiamare un dottore. Mi sono sentita stordita, quando il perinatologo è arrivato ha portato con sè una macchina più grande con una tecnologia di immagini mobili. Mi ricordo di aver guardato lo schermo da vicino e aver visto che Marcus non aveva il battito cardiaco, ma non riuscivo a processarlo.

“Cosa significa?” continuavo a chiedere al dottore, ancora e ancora, mentre lei guardava.

Poi lei ha detto: “mi dispiace molto ma il bambino B non ha battito cardiaco“.

Ma io ho chiesto ancora : “cosa vuol dire? Dovete fargli qualcosa quando sarà nato?”

E lei ha risposto “Temo che sia morto”.

Sono grata per lo choc del lutto. Altrimenti non sarei mai riuscita ad avvolgere la mia mente intorno al dolore del momento quando la mia vita è cambiata per sempre.

Nonostante non pensassero che Kellan fosse in pericolo le infermiere hanno spinto perché fossi operata subito. Venti minuti dopo ho scoperto che avevamo perso Marcus. Mi hanno spinta lungo il corridoio oltrepassando infermiere e altre donne che stavano par partorire.

Mi sentito sotto choc, come se svanissi e arrivasse la tristezza. Sapevo che sembravo come qualsiasi altra mamma incinta lì ma non volevo incontrare gli occhi di nessuno. Ho guardato il pavimento per tutto il tempo.

Mi hanno dato un’epidurale, hanno continuato a tirarmi l’addome. Hanno fatto uscire Kellan e lui ha pianto poco, ho potuto vederlo sulla bilancia. Ricordo di aver guardato i suoi leggeri capelli riccioluti pensando: “come posso avere un bimbo biondo?” Poi mi sono accorta che il mio addome tirava ancora: Marcus.

Mio marito mi ha chiesto se lo volessi vedere e ho detto sì.

Lì c’era il bimbo castano che mi aspettavo di avere. Mi somigliava, almeno per quanto potessi notare una somiglianza così presto. Era come se stesse dormendo, era bellissimo.

Ho guardato di nuovo Kellan che si agitava sulla bilancia pensando: com’è potuto succedere?

I dottori hanno fatto tantissimi test per scoprire come mai Marcus è morto e il perinatologo mi ha spiegato che è morto il giorno prima del parto. Il primo riscontro che ho avuto è stato che la placenta era piccola e il cordone ombelicale a super spirale quindi hanno  ipotizzato che non gli arrivasse abbastanza nutrimento. Dopo tutti i test questa era la loro opzione migliore, non sapevano cosa fosse accaduto.

Nei giorni a venire la mie mente è stata piena di dolore, avrei dovuto sapere che Marcus non ce l’avrebbe fatta, avrei dovuto insistere per un cesareo prima . Il senso di colpa era tremendo.

Ma in quel momento il chirurgo stava parlando dell’incisione che aveva fatto “potrà indossare di nuovo il bikini” ha detto e io pensavo “sai adesso non me ne importa”.

Siamo stati messi vicino alla stazione delle infermiere per il recupero, la nostra stanza aveva uno spazio adiacente dove Marcus era stato posto il primo giorno. Le infermiere erano a loro agio con questo bimbo che era morto, mi hanno incoraggiato a stare con lui, a tenerlo.

Guardandomi indietro rimpiango di non aver trascorso più tempo con lui, ho imparato che è un rimpianto con le perdite a lungo termine.

Anche se era solo il suo corpo, perché non introdurlo di più alle persone, fare un video? Non sapevo cosa fare, ho pensato che alcuni amici ci avrebbero fatto visita ma non ero pronta al fatto che loro lo vedessero. Volevo che fosse solo mio, che fossimo solo noi. Sono stata fortunata a stargli accanto per quanto ho potuto.

Dopo il primo giorno Marcus è stato trasferito in una unità per bimbi deceduti dove è rimasto per 5 giorni e le infermiere me lo portavano quando volevo vederlo. Un’infermiera aveva subìto una perdita come la mia ed era molto protettiva nei confronti di Marcus. Diceva “questo è il mio Marcus, vado a prendertelo”. Marcus aveva la sua infermiera in sala parto, quando un bambino muore creano una scatola di ricordi con il suo braccialetto e il calco del suo piede. Ma questa infermiera è andata in un negozio artigianale e ha abbellito la scatola con della carta decorativa. “Volevo che fosse carino per lui” ha detto.

Quindi il dottore mi ha dato un buon taglio da bikini, le infermiere invece mi hanno salvata.

Il miglior regalo che mi hanno fatto è stato quello di mettermi in contatto con un’organizzazione chiamata Now I Lay Me Down to Sleep, si tratta di un’associazione no profit con fotografi volontari che vengono a scattare foto ai bambini deceduti e alle loro famiglie. Le infermiere me ne hanno parlato il giorno in cui sono nati i bambini e il fotografo è arrivato quella sera alle 9.

kimberly ray

Kimberly ha trascorso del tempo con Marcus, lo ha fatto sentire importante, lo ha toccato con delicatezza ha persino pensato a scattare foto delle sue manine e piedini. Immaginate! Mi somigliava, era magnifico, posso guardare le immagini dei suoi piedi quando voglio. Ho assunto nuovamente Kimberly per il primo compleanno di Kellan, ha scattato foto di Kellan con un certo numero di cose di Marcus.

Ho provato molta gioia vedendola, è stata una delle poche persone a conoscere Marcus.

Prima di lasciare l’ospedale ho chiesto a Kevin di andare a casa e liberarsi delle cose extra per i bambini, avevamo due co sleepers, due culle, non volevo quelle cose. Lui e un suo amico hanno ripulito tutto e hanno donato le cose agli istituti di carità, così quando siamo tornati a casa eravamo pronti per un bambino, io mi sono tuffata nella cura di Kellan. Penso che la fatica di essere una nuova mamma mi abbia aiutato a superare il dolore. Ho dovuto imparare come prendermi cura di Kellan ed è stato un compito così importante da aiutarmi ad evitare la devastazione che stavo attraversando.

Una settimana dopo aver lasciato l’ospedale abbiamo avuto una piccola cerimonia presso la cappella funeraria con me, Kevin e Kellan, ci è sembrato giusto così. Entrambe le nostre famiglie vivono lontano dall’Oregon e io sono una persona discreta, così volevo che aspettassero un momento prima di venire a trovarci. Sono venuti a farci visita qualche settimana dopo, sia la mamma di Kevin che la mia hanno condiviso storia di saggezza che mi hanno aiutata col lutto.

Ho trovato sostegno intorno a me nei due anni dalla perdita di Marcus. Kevin è una persona tranquilla e, dopo qualche lacrima in ospedale, è entrato nella modalità “proteggere la famiglia”, è molto coinvolto con Kellan e per me è qualsiasi cosa abbia bisogno in quel momento.

A volte le persone non sanno cosa dire o cosa fare e lo posso capire ma penso che la cosa migliore sia: passa oltre il tuo disagio e lasciami parlare del mio bambino. Alcune persone hanno detto: “puoi averne un altro”  o “Dio non ti dà niente che tu non possa sopportare”. Questo non è quello di cui ho bisogno. Ci sono dei momenti in cui voglio focalizzarmi su Marcus.

All’inizio non volevo condividere le foto di Marcus su Facebook. Ho visto che alcune mamme che avevamo sperimentato questo tipo di perdita hanno condiviso le foto dei loro bambini così ho deciso di farlo anch’io. Ero nervosa ma gli amici hanno detto cose del tipo: “era bellissimo, grazie per avercelo mostrato”. Volevo condividere le sue foto, parlare di lui, gli amici me lo permettevano e aprivano i loro occhi e orecchie per darmi consenso e sostegno.

La cosa più importante dopo aver perso Marcus è stata di partecipare ai Brief Encounters incontri con 6 altre donne. Posso ancora ricordare il nome di ciascuna e il nome del figlio che hanno perso. Quelle donne hanno passato quello che ho passato io, sapevano bene quali possono essere le cause di innesco del lutto, come non volessi uscire dal letto e i momenti ad alta quota in cui ricordavo di aver avuto questo bellissimo, fantastico figlio che se n’era andato. Era un luogo dove potevamo parlare dei nostri bambini morti, non era strano e tutti lo capivano. (Mi sono anche rivolta a un gruppo chiamato: Baby Blues Connection che è attrezzata per donne che affrontano la depressione post partum e invitano a seguire una terapia o gruppi di supporto).

Chiamano il bambino che avete perso “bambino arcobaleno”. Durante quegli incontri mi hanno detto che stavo allevando il mio bambino arcobaleno mentre mi addoloravo per lui. Penso che per la maggior parte sia stato di aiuto e una buona cosa per me, ma mi chiedo “sono una mamma altrettanto brava per Kellan?”.

Durante il primo compleanno di Kellan abbiamo mangiato cupcakes e cantato “tanti auguri” sia a lui che a Marcus, si è trattata di una cosa tranquilla e di conforto che ci ha dato l’occasione di ricordare.

Parlo a Kellan di suo fratello tutto il tempo. Lui è intrecciato nella nostra vita di tutti i giorni. C’è una decorazione dalla vacanza celebrativa di Brief Encounters che è appesa sopra la stanza di Kellan e quando la vede esclama: ” Quello è l’ornamento di Marcus”. O quando leggiamo il nostri libro d’infanzia preferito: The Snowy Day che mi ha dato qualcuno al baby shower, gli dico: “questo libro è per te e per Marcus”.

So che potrebbero esserci strani periodi in cui Kellan potrebbe chiedere di suo fratello ma questa è anche parte della sua storia. Spero vorrà parlare di Marcus quando sarà cresciuto e che capirà perché ogni tanto sono un po’ depressa o mi mancano le energie. Continuo a lottare con il lutto e voglio che lui sappia perché.

Abbiamo un albero per Marcus nella nostra casa, è un nocciolo e fiorisce in inverno, intorno al compleanno dei ragazzi, è proprio fuori dal nostro piano, lo possiamo vedere dalla cucina e dalla sala da pranzo, questo bellissimo albero rosso fiorito e ascolto Kellan balbettare. I miei figli sono entrambi qui, in modi diversi”.

Unimamme noi vi invitiamo a leggere cosa non dire mai ai genitori che hanno perso un figlio per lutto perinatale.

Voi conoscete qualcuno che è passato attraverso questa dolorosa esperienza? Parlatene con noi se vi va.

Maria Sole Bosaia

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