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Un sedicenne di Ivrea va a scuola con una pistola per “vendicare” un’amica

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Michele

Abituati a sentire, con una costanza inquietante delle stragi nei licei d’oltreoceano, e sempre più spesso nella vecchia Europa ( la strage di Utoya su tutte),  il fenomeno del giovane che si arma per risolvere il proprio disagio esistenziale o lavare nel sangue il torto subito, allunga la sua ombra anche nella nostra penisola.

Sempre più adolescenti vogliono risolvere le loro pene con la violenza, non abituati ad elaborare  le delusioni, educati con superficialità e culto dell’ego, non riescono ad avere una giusta dimensione di ciò  che è  bene e di ciò che è male nella società in cui vivono.

E’ accaduto ad Ivrea, provincia di Torino, in un giorno di ordinaria routine scolastica, che ad ragazzino di 16 anni vengano trovati qualcosa come oltre una dozzina di proiettili e cinque coltelli, sottratti dalla cassaforte del padre di cui l’aspirante criminale aveva trovato le chiavi. La denuncia immediata è  partita dai compagni di classe, fortunatamente hanno deciso di non applicare l’omertà filiale degli adolescenti.

Era arrabbiato con il compagno di classe, reo di aver lasciato la sua migliore amica: succede nella cara vecchia provincia  italiana,  ormai sempre più lontana dal mito della tranquillità e della vita a dimensione d’uomo.

Un sedicenne voleva “farla pagare” a colui che aveva fatto soffrire un’amica, spaventarlo per bene ed è andato a scuola con una pistola calibro 38, circa 15 proiettili e 5 coltelli, una piccola armeria ambulante nascosta nello zaino,  tra i libri di testo.

Un pomeriggio di pochi giorni fa il ragazzo ha mostrato la pistola ai compagni di classe,  dove c’era anche  colui che aveva infranto il cuore alla migliore amica.

I ragazzi sono rimasti giustamente spaventati da quello che avevano visto, e non hanno indugiato a denunciare il pistolero in erba. I poliziotti  del commissariato di Ivrea sono accorsi nella scuola e hanno perquisito il sedicenne, trovando l’arma da fuoco refolarmente denunciata e di proprietà del padre. Il giovane ha rubato la chiave della cassaforte paterna e trafugato quello che abbiamo detto. La polizia  ha sequestrato l’arsenale e denunciato il ragazzo per porto abusivo d’armi.

Proprio così, i giovani di oggi non hanno ben chiaro il concetto di bene e di male, basti pensare ad Erika ed Omar, i carnefici del delitto di Novi Ligure, che dopo aver massacrato la madre e il fratellino di Erika sono andati a bere una birra nel loro bar e hanno preparato la fandonia dei criminali albanesi. O pensiamo al recente omicidio di Ismaele Lulli, ucciso per stupida gelosia da coetanei che avevano premeditato l’omicidio, portandolo in un boscoe e addirittura crocifisso.

Oggi, per fortuna, i coetanei del sedicenne dai propositi vendicativi sono stati avveduti e maturi, hanno denunciato il compagno evitando probabili tragedie e dimostato che una buona educazione fatta di valori e rispetto del prossimo sono ancora qualcosa per cui gli adulti devono spendersi con i propri figli. Parole che possono risultare scontate, banali, intrise di ridondante pedagogia da strapazzo ma, forse, proprio per questo nessuno si prende più  la briga di ricordare.

E voi, cari Unigenitori, che ne pensate?

Michele

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