Quando la politica riesce a fare qualcosa di sano: dal primo maggio 2016 il canale tematico, destinato ai bambini della fascia d’età 0-5 anni, Rai Yoyo non trasmetterà più la pubblicità. Una presa di posizione fortemente mantenuta dal Movimento 5 Stelle, soprattutto nella persona di Roberto Fico, il quale ricopre anche la non trascurabile carica di presidente della Commissione di vigilanza Rai.
Roberto Fico ha annunciato la vittoria ottenuta, l’eliminazione della pubblicità dal canale Rai Yoyo destinato ai bambini più piccoli, sul blog di Beppe Grillo in un post dal titolo propagandistico, ma eloquente, “Vittoria M5S“:
“Vi do una grande notizia! Finalmente dopo tante battaglie ce l’abbiamo fatta: dal primo maggio 2016 su Rai Yoyo non ci sarà mai più la pubblicità. I bambini non saranno più bombardati da spot pubblicitari. Una tv pubblica deve tutelare le persone partendo proprio dai più piccoli. A essere eliminata sarà anche la pubblicità nei canali culturali Rai 5 e Rai Storia. Il grande lavoro che stiamo facendo porta i suoi frutti. Avanti così!”
Sono pubblicità mirate quelle trasmesse su Rai Yoyo, rivolte proprio agli interessi dei bambini. Il subdolo sistema del desiderio instillato nelle piccole menti dei più indifesi. E il mantra dei figli diventa un’ossessione! Il famigerato “mamma me lo compri”, ripetuto con cadenza regolare, ha colpito tutti noi Unigenitori.
E la genesi di questi desideri è quasi sempre da rintracciare nelle pubblicità, che tanti problemi causano ai bimbi.
Purtroppo resta fuori dal discorso Rai Gulp, il canale dedicato ai bambini piu’ grandi, quasi adolescenti, ma quella è una fascia d’età ad alto potenziale di spesa, probabilmente interessi molto più grandi vanno ad essere toccati.
Comunque, non si può che accogliere con soddisfazione questa notizia, al di là dell’appartenenza politica e delle ideologie a cui si crede. E ci permettiamo anche un giro di valzer con la retorica, affermando che le necessità e la tutela dei bambini non hanno e non devono avere colori politici.
Inoltre, eliminare la pubblicità anche nei canali ad indirizzo culturale della televisione pubblica è un ulteriore passo avanti. Restituire un valore etico alla cultura, risparmiandola dallo svilente passaggio pubblicitario, fa ben sperare. E vedersi un programma su Rai Storia, tuffandosi in epoche passate senza dover pensare a quale marca di caffè comprare, sarà un piacere più intenso.
E voi, cari Unigenitori, siete soddisfatti di questa vittoria?
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