Unimamme, forse ricorderete la storia del piccolo Teddy Houlston, il più piccolo donatore di organi che ha vissuto per soli 100 minuti e che ha commosso il mondo intero. Ora, un’altra bambina, la piccola Hope, ha stabilito un nuovo primato, come donatrice più piccola della Gran Bretagna.
Emma e Drew, dopo aver avuto la figlia maggiore Madie con l’aiuto della fertilizzazione in vitro, hanno deciso di allargare la loro famiglia e sono stati molto felici, alla fine, di scoprire che attendevano due gemelli.
L’ostetrica che aveva effettuato l’ecografia alla 12 settimana di gestazione però li ha avvisati che c’era un problema.
La donna li ha informati che i loro gemelli soffrivano di anencefalia, una condizione che colpisce 6 bambini su 10 mila e che impedisce al cervello e al cranio di svilupparsi.
Si tratta di una condizione così grave che i bambini che ne sono affetti muoiono poche ore o poco tempo dopo la nascita.
La prima cosa a cui ha pensato la loro mamma, dopo aver ricevuto la notizia è stato di voler donare i loro organi.
Il marito Drew è stato subito d’accordo con lei. “Eravamo distrutti ma non volevamo che morisse invano“ ha raccontato la mamma al Mirror.
I medici però li hanno avvisati che se non avessero abortito avrebbero corso il rischio di avere un parto prematuro.
“Ci dovevamo ancorare al desiderio di donare i loro organi contro il proteggere i nostri bimbi. Sapere che avrebbero potuto soffrire e nascere prematuri ha reso la decisione ancora più difficile”.
La loro scelta è stata motivata anche dall’esempio di Teddy, il piccolo donatore diventato famoso tempo prima.
“Prima di rimanere incinta ho letto la sua storia e ho pensato che i suoi genitori erano stati molto coraggiosi, ma non mi sarei mai aspettata di trovarmi nella stessa situazione“ ha dichiarato la mamma dei gemelli.
La coppia ha poi deciso che il maschietto si sarebbe chiamato Josh, mentre per la femminuccia la scelta è stata più difficile.
“Stavamo pensando a un nome e a me è venuto in mente Hope” ha raccontato Drew “vuol dire speranza per noi e per le persone che nostra figlia avrebbe aiutato”.
Alla 20° settimana la coppia ha cominciato a preparare il funerale della piccola.
La piccola Hope ha vissuto per soli 74 minuti durante i quali è stata amata e coccolata da tutta la famiglia.
“Siamo stati con lei dal primo momento in cui è nata fino a quando è morta. Penso che nessuno abbia parlato in quei momenti, l’abbiamo solo coccolata“.
“Sembrava piccola, come una bambolina, sembrava in pace, questo mi ha davvero aiutata. Terrò come un tesoro quei momenti e il tempo che ho trascorso con lei per il resto della mia vita”.
Il papà Drew ricorda : “ho pianto non appena l’ho avuta tra le braccia. Mi spiace per lei perché era così piccola. A un certo punto tutti, comprese le infermiere, hanno cominciato a piangere. Penso non ci fosse un solo occhio asciutto”.
“Vedere Hope nascere è stato favoloso e commovente, perché sapevano non sarebbe vissuta. Pareva davvero in pace quando è morta. I suoi occhi erano aperti, così le ho chiuso le palpebre” ha ammesso Drew “pensiamo che la nostra bimba sia un’eroina”.
Appena dopo la sua morte Hope è stata operata per effettuare il trapianto. I reni sono andati a un paziente adulto, mentre cellule del fegato sono state prese e congelate. Queste cellule aiuteranno 5 persone ad andare avanti fino al trapianto.
“Non appena abbiamo saputo che il trapianto era stato effettuato il dolore si è alleggerito un po’” racconta la mamma “vorrei parlare a quelle persone, perché un po’ di Hope vive in loro”.
Dopo l’operazione la bambina è stata riconsegnata alla famiglia “ho visto l’incisione sul suo stomaco, è stato qualcosa di fantastico, non macabro, sembrava liscio come il taglio di un foglio” ha detto il papà.
Nel frattempo la coppia è tornata a casa con il figlio Josh a cui verrà raccontato quanto è stata eroica sua sorella.
Emma e Drew sperano che la loro storia serva a incoraggiare altre persone a diventare donatori di organi.
“Mia figlia ha vissuto solo 74 minuti ma ha raggiunto più cose di molte persone in una vita intera” ha sottolineato il papà.
In Galles gli adulti sono considerati donatori di organi a meno che non lascino disposizioni diverse.
“Ho sempre pensato che se sei disposto a ricevere un organo dovresti anche essere propenso a donarne uno. Perché essere bruciato o sepolti con tutti gli organi quando ci sono tante persone sulla lista trapianti?” riflette Emma.
Emma e il marito vorrebbero che la scelta del Galles venisse estesa a tutto il Regno Unito.
Unimamme e voi cosa ne pensate di questa commovente storia di amore e speranza? Forse grazie all’esempio di Hope e della sua famiglia altre persone decideranno di diventare donatori.
Voi lo siete?
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