Depressione post partum: da quando mi sono ammalata di depressione post partum e per fortuna ne sono uscita, per me è diventata una sorta di missione far conoscere questa malattia di cui si parla ancora troppo poco. Perché? Perché non si può dire che quando ti nasce un figlio non sei felice, che non è la cosa più bella della tua vita. Perché la mamma è sempre la mamma e questo in automatico la eleva ad uno status di santa da cui tutti si aspettano competenze, dolcezza, fermezza anche se lei non ha la minima idea di come fare e sta tremando di paura.
Si è concluso recentemente il progetto indipendente biennale condotto dall’ospedale Fatebenefratelli di Milano, in collaborazione con l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) e la partecipazione dell’associazione Progetto Itaca. ‘Depressione in gravidanza e post-partum: modello organizzativo in ambito clinico, assistenziale e riabilitativo’ – questo il titolo della ricerca sperimentale – ha coinvolto circa 500 donne e 500 uomini. Un genitore su 3 ha detto di aver avuto – o di aver vissuto tramite il proprio partner – un’esperienza di depressione post-partum, soprattutto in occasione del primo figlio.
“Il progetto pilota di Regione Lombardia ha rappresentato in questi due anni un’esperienza unica nel panorama nazionale”, ha dichiarato Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Salute mentale e Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli e coordinatore scientifico del progetto. “Mutuando esperienze avanzate in Canada e in Australia, questa iniziativa si è concretizzata nella presa in carico non solo della diade mamma bambino, ma anche dei papà e della rete sociale circostante”. Sì, perché spesso la depressione post partum ha diverse origini, anche legate all’ambito famigliare, come per esempio problemi con la famiglia d’origine o con il compagno.
Molte mamme raccontano di sentirsi sole dopo la nascita soprattutto del primo figlio, proprio per il fatto che non sanno a chi rivolgersi in caso di malessere o per il fatto che non sono supportate dal marito. Ancora oggi però c’è difficoltà a parlarne con il proprio medico: secondo la ricerca, infatti, solo la metà degli intervistati ha affrontato il problema. E’ anche emerso che la depressione post partum colpisce i papà: sono quindi stati organizzati dei gruppi di sostegno per i padri. Gli incontri, alla presenza di una psichiatra e di una psicologa, si sono svolti in Macedonio Melloni, il presidio ospedaliero materno-infantile dell’Ao Fatebenefratelli-Oftalmico.
E’ importante che gli operatori sanitari – psichiatri, pediatri, ginecologi e psicologi – siano formati affinché si possa intervenire tempestivamente sulla mamma. Ricerche scientifiche hanno infatti dimostrato che il rapporto tra madre e figlio con una mamma affetta da depressione post partum possa portare a delle mancanze al bimbo, come difficoltà dell’apprendimento e del linguaggio.
Il progetto pilota – che servirà a determinare delle linee guida per la cura della malattia – può favorire l’accoglienza del nascituro in maniera migliore, da un punto di vista psicofisico, in modo che il rapporto madre figlio inizi nel migliore di modi. Perché non è vero che esiste l’istinto per essere genitori. Ma si può imparare a farlo chiedendo aiuto.
E voi unimamme cosa ne ne pensate?
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