Questa mamma coraggio, andando contro le prescrizioni del suo medico, ha voluto pompare il suo latte per donarlo a diverse banche del latte. Questa la sua storia.
Negli ultimi otto anni Amy Anderson ha subito ben quattro aborti spontanei ma la speranza di poter portare la sua ultima gravidanza a termine l’ha poi spinta alla scelta di donare il latte che sarebbe stato di Bryson, il suo ultimo piccolo che alla ventesima settimana di gravidanza ha cessato di vivere.
Al bimbo, intorno alla quindicesima settimana di gravidanza, è stata diagnosticata una ostruzione urinaria inferiore ma la mamma e il papà speravano ugualmente di poterlo abbracciare, soprattutto dopo aver sentito il suo piccolo cuoricino battere. Purtroppo cosi non è stato ma Amy ha voluto rendere il piccolo Bryson in qualche modo immortale tanto da decidere di pompare il latte dal suo seno per destinarlo ad altri bimbi chiamandolo proprio “il latte di Bryson” e andando anche contro i suoi familiari che non vedevano tale iniziativa di buon occhio.
Amy, che ha iniziato a pompare il suo latte pochi giorni dopo l’aborto, ha poi scoperto, documentandosi, che il latte materno riduce di circa l’80% il rischio di enterocolite necrotizzante (NEC), una malattia intestinale che uccide parti dell’intestino e che è la seconda causa di mortalità nei neonati prematuri.
Tirarsi il latte era una sorta di terapia per Amy, un modo come un altro, per rimanere in stretto contatto con il suo piccolo angelo. La donna ha continuato a tirare il latte dal suo seno per otto mesi e ha, addirittura chiesto al suo ex datore di lavoro di poter usufruire delle ore previste dalla legge per l’allattamento per poter compiere il suo gesto quotidiano. Il suo datore di lavoro le ha risposto “Ma il tuo bambino è morto”. La legge infatti parla solo di mamme e non di mamme surrogate o in lutto.
Amy non ha accettato tale risposta tanto che ha deciso di combattere anche per poter modificare la legge, cosa che la vede ancora oggi in prima linea e, a quanto sembra, un legislatore statale dopo aver sentito le motivazioni della donna che ha dichiarato «Non importa se avevo un bambino da allattare. In quel momento ero una donna in allattamento con bisogni fisici» le ha offerto il suo sostegno.
In otto mesi Amy ha prodotto 92 galloni di latte, circa 350 litri, donandoli a cinque banche del latte del Canada, il suo Paese, sufficienti a garantire ben oltre 30.000 poppate.
La Anderson ha ormai terminato di tirare il suo latte materno ma il suo impegno nel volontariato è sempre maggiore e sta cercando di ottenere un attestato che la dichiari consulente di allattamento al seno. Questo è quello che si può definire tenacia.
Niente e nessuno ha fermato la sua voglia di donare e il desiderio di trasformare la morte del suo piccolo Bryson in un gesto di altruismo.
E voi unimamme cosa ne pensate di questa donna e del suo gesto davvero unico? Dopotutto il latte materno è sempre un dono, converrete con me.
In base al tipo di lavoro che fate (o allo stato della gravidanza) potreste dovere…
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