Il matrimonio è sempre stato un mio sogno. Ho sempre voluto sposarmi, anche quando dicevo che non m’interessava. Ero così sfortunata con le mie relazioni che pensavo che probabilmente sarei morta circondata dai gatti e senza uno straccio di marito a tenermi la mano. Invece. Invece nel 2009 ho incontrato l’amore della mia vita, quello che ti fa dire: “forse non sarò più sola“. Dopo otto mesi siamo andati a convivere e nel 2012 ci siamo sposati.
Ricordo quel giorno come il giorno perfetto. C’era un tempo soleggiato, ma non caldo, la cerimonia è stata a nostra immagine (ci abbiamo lavorato assieme al nostro mitico parroco) e tutti si sono divertiti. “Abbiate la consapevolezza che state facendo una cosa bella” ha detto il nostro prete ed è così. Il matrimonio è bello ed io sono felice.
Non è che l’istituzione abbia bisogno di pubblicità, per quel che mi riguarda. Non credo molto nelle frasi “eh, ma siete già una famiglia così non c’è bisogno di sposarsi“. Per carità, ognuno è libero di fare ciò che crede, ma mi pare una soluzione a metà: magari ci sono dei figli, e questo già di per sé è un legame indissolubile, eppure manca ciò che per me è una parola magica. Il coraggio. Il coraggio di credere – a volte in maniera utopistica – che sia per sempre.
Si sa che nulla nella vita ha una durata eterna e anche l’amore non è lo stesso degli inizi. E’ inevitabile: si trasforma, diventa – se ci si lavora ogni giorno – qualcosa di potente, di più potente delle brutture e delle sfortune. Perché l’amore non ti fa andare via. L’amore ti fa restare, non per obbligo o per pietà, ma – scusate il gioco di parole – per amore. Certo, non è facile. Se ci fosse un amore facile, allora non sarebbe tale. Avrebbe degli altri nomi: affetto, empatia, tenerezza. Sentimenti nobili, per carità, ma che non possiedono la potenza dell’amore.
Nel nostro matrimonio abbiamo già affrontato tante difficoltà e siamo stati benedetti da due figlie meravigliose. Delle volte non ci sopportiamo, litighiamo, ma ci scegliamo ogni giorno. Siamo una squadra unita da un grande mistero invisibile che ci fa camminare insieme.
E spero che alla fine della mia strada, io possa vedere il volto di mio marito con qualche ruga e i capelli bianchi, e dirgli: “Grazie per la vita che mi hai regalato“.