Così i medici hanno pensato di cominciare a preparare l’intervento quando la neonata era ancora nel grembo della mamma.
Il tumore comprimeva il suo cuore che però funziona perfettamente e, in questo modo, è stato possibile salvarla. Si trattava di un tumore benigno che però poteva arrecarle gravi danni.
In precedenza, presso la Clinica Mangiagalli, dove la bimba è nata ed è stata operata erano già stati effettuati due interventi in ambiente fetale eseguiti dal personale della clinica i quali hanno intubato la paziente ancora prima che lasciasse la pancia della mamma.
Il delicato intervento, durato 2 ore, ha richiesto anestesisti, infermieri, neonatologi, cardiologi e radiologi, un team che ha puntato sulla collaborazione e la sincronia per la buona riuscita dell’operazione.
“In 25 anni di esperienza un caso del genere non mi era mai capitato. Questo intervento ha caratteri di eccezionalità sia per la sua rarità, sia per la necessità di istituire un team multi-specialistico per pianificarlo e gestirlo in tutti i suoi aspetti” ha spiegato il medico Ernesta Leva con orgoglio.
I medici del San Raffaele si erano accorti del tumore durante un’ecografia di routine alla trentaduesima settimana e così avevano indirizzato la mamma alla Mangiagalli dove i chirurghi si sono subito resi conto della gravità della situazione.
I medici aveva davanti tre opzioni, lasciare che la natura facesse il suo drammatico corso, far nascere subito la piccina o cercare di ostacolare l’avanzata del tumore privandolo del nutrimento e chiudendone quindi i vasi sanguigni.
Così la bambina ha guadagnato altre due preziose settimane.
Per salvarla è stata utilizzata una procedura particolare chiamata Exit che consiste nell’estrarre soltanto parzialmente il neonato dall’utero durante il parto cesareo e nell’intubarlo, sfruttando il suo legame con la placenta e il cordone ombelicale. Certamente non si è trattato di una procedura semplice, né scontata.
“La massa sul cuore premeva anche trachea e polmoni, e comprometteva la sua capacità di respirare in modo autonomo; e anche nei giorni successivi è stato necessario dare a Miriam un aiuto per farla respirare senza difficoltà” ha raccontato Fabio Mosca, direttore della Neonatologia della Clinica Mangiagalli del Policlinico.
Ad ogni modo l’operazione è andata bene è gli esami successivi hanno confermato la piana guarigione della piccolina. Il tumore che la minacciava era grande più del doppio del suo cuore.
La neonata verrà dimessa a breve e potrà fare tutto quello che fanno i suoi coetanei, conducendo una vita normale.
Unimamme, forse ricorderete il bambino che a 6 giorni di vita ha affrontato una delicata operazione, ormai la scienza è in grado di aiutare tanti bambini in difficoltà.
Voi cosa ne pensate di questo bell’esempio di ottima sanità?
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