Sono decenni ormai che l’elettronica è entrata a far parte delle nostre vite. Videogiochi, smartphone, computer, fino ad arrivare ad automobili intelligenti e macchinari aziendali informatizzati. L’elettronica è diventata parte integrante della nostra vita, sia sociale che lavorativa. Allo stesso modo, anche i nostri figli entrano in contatto con apparecchiature elettroniche in età molto precoce. Ma questo è un bene?
Attenzione, non stiamo parlando di apparecchiature informatiche (tablet e smartphone), dei quali vi abbiamo parlato piu’ volte, e recentemente elencandovi i più comuni rischi associati.
L’ambiente informatico è solo una parte dell’elettronica. Ci sono in realtà tutta una serie di giocattoli elettronici che spesso sottovalutiamo. Questo perché hanno intrattenuto già varie generazioni di infanti, entrando nella quotidianità di ogni famiglia. Orsetti parlanti, tappeti luminosi e molti altri sono i giocattoli che da decenni riempiono i bauli delle camerette, svuotando gli scaffali dei negozi. Ma probabilmente, la preoccupazione per l’utilizzo sempre più ampio che i bambini in età scolare e non solo fanno di apparecchi informatici, ha incuriosito la ricerca, portandola a indagare anche sui giocattoli destinati ai bambini neonatali.
Una ricerca ha rilevato infatti un dato preoccupante: l’utilizzo di giocattoli elettronici porta a una diminuzione della quantità di lessico e alla qualità del linguaggio negli infanti.
Lo studio è stato portato avanti dalla Northern Arizona University, coinvolgendo 26 coppie di mamme con i loro bambini, dai 10 ai 16 mesi d’età, all’interno delle loro abitazioni.
A ogni coppia è stato dato un registratore e un giocattolo appartenente a una specifica categoria:
- giocattoli elettronici (un computer portatile per bambini, una fattoria parlante e un telefono cellulare per bambini),
- giocattoli tradizionali (un grosso puzzle di legno, le formine e i blocchi di gomma con le immagini)
- e 5 libri a tema (animali d’allevamento, forme o colori).
Le registrazioni audio hanno rilevato una minore produzione di parole e meno vocalizzazioni nei bambini che interagivano con i giochi elettronici.
Questo perché “I giocattoli elettronici che fanno rumore e si accendono sono estremamente efficaci nel comandare l’attenzione dei bambini, attivando il riflesso di orientamento. Questo riflesso primitivo costringe la mente a concentrarsi su stimoli visivi o uditivi”, spiegano Jenny S. Radesky della University of Michigan Medical School e Ann Arbor e Dimitri A. Christakis dell’ospedale pediatrico di Seattle, in un ricerca condotta per conto di JAMA Pediatrics. Questa focalizzazione dell’attenzione visiva e uditiva, quindi, limita l’utilizzo della voce da parte dei bambini.
Il resoconto della ricerca prosegue affermando che “Ogni valorizzazione digitale dovrebbe avere il chiaro scopo di coinvolgere il bambino non solo con il giocattolo/app, ma anche trasferire l’attenzione verso gli altri e il mondo intorno a loro, spingendoli a mettere in pratica ciò che hanno appreso. L’aspetto digitale possiede l’enorme capacità di coinvolgere i bambini nel gioco – in particolare i bambini con una soglia sensoriale più alta – ma è importante che il bambino non si blocchi in un anello chiuso con il giocattolo/app, escludendo un impegno nel mondo reale. Campane e fischietti possono far vendere i giocattoli, ma possono anche metterne in discussione il valore“.
Ma nella ricerca erano coinvolte anche le mamme, ricordate? Come si sono comportate durante l’esperimento, mentre i loro figli giocavano?