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I bambini imparano meglio facendo più intervalli a scuola: la Finlandia insegna

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Maria Sole Bosaia

Gli insegnanti devono trovare nuovi metodi per gestire i bambini. A questo proposito un suggerimento potrebbe essere quello di utilizzare meglio gli intervalli.

Ad esempio, in una scuola del Texas si sperimenta la formula di 4 intervalli di 15 minuti ciascuno: due al mattino e due nel pomeriggio. I bambini escono anche se il tempo è brutto, cioè se fa freddo. Inizialmente gli insegnanti erano un po’ scettici perché temevano di non avere abbastanza spazio da dedicare alle materie. Invece, al rientro gli alunni erano più concentrati e avevano anche imparato a risolvere tra di loro i problemi senza dover ricorrere sempre alla maestra.

L’intervallo: un momento fondamentale per i bambini

Questo nuovo programma si chiama LiiNK e incoraggia l’ammontare degli intervalli per i giovani studenti. Lo scopo è quello di aiutarli a imparare meglio quando sono in classe.

“Si comincia inserendo 15 minuti di ciò che chiamo inizi così i bambini possano funzionare al loro meglio” dichiara  Debbie Rhea, insegnante di kinesiologia.

L’ American Academy of Pediatrics concorda con la sua opinione ritenendo gli intervalli una componente fondamentale dello sviluppo dei bambini. Molti studi infatti sottolineano come questi siano importanti per gli alunni a livello cognitivo, sociale, emotivo e fisico. Eliminarli è controproducente.

In realtà LiiNK si ispira al metodo finlandese grazie al quale gli studenti hanno i punteggi più alti in matematica, lettura e scienze.

Ogni ora i piccoli finlandesi trascorrono 15 minuti di gioco “non strutturato” all’esterno. In America invece i piccini possono avere 15 minuti al giorno più un po’ di tempo in classe.

“Non è abbastanza per i bambini. Gli intervalli riavviano il sistema, quindi quando tornano in classe sono pronti per imparare”.

Gli intervalli vanno trascorsi all’aperto perché l’aria fresca, la luce naturale e i colori vividi hanno un ottimo impatto sul cervello dei piccoli.

La chiave fondamentale, inoltre, è il fatto che il gioco non sia strutturato. Quindi ai bambini è permesso correre, giocare, inventare i propri giochi mentre gli insegnanti si assicurano semplicemente che i piccoli siano al sicuro.

In un primo momento, quando Rhea ha presentato questa idea, si è temuta la reazione negativa dei genitori. Alcuni infatti avrebbero potuto pensare che con così tanti intervalli i bambini non avrebbero raggiunto i massimi punteggi.

Dopo aver visto i risultati molti genitori hanno cambiato idea. Ora questo programma, che è stato provato per la prima volta in 2 scuole private, si estenderà ad altre scuole.

Se siete interessate all’argomento vi consigliano anche di leggere: imparare giocando.

E i vostri figli fanno abbastanza intervalli a scuola?

Maria Sole Bosaia

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