Erano i tempi del boom economico, in cui se lavoravi duramente potevi uscire dalla situazione di povertà in cui molte famiglie vivevano. Questo significava dover lavorare tutto il giorno, portando ad essere necessaria la presenza di qualcuno che si prendesse cura dei bambini. I nonni hanno ereditato volentieri questo compito.
Già fondamentali per il nucleo familiare, in quanto portatori della memoria, della storia e dell’esperienza, importanti per crescere come gruppo e come persona, sia a livello familiare che sociale, sono diventati anche delle perfette tate che con amore si prendevano cura dei nipoti.
Io personalmente sono cresciuto con una nonna e una zia. Mia madre lavorava tutto il giorno e mia nonna era lì pronta ad occuparsi di me, poco più che infante. Naturalmente non ho moltissimi ricordi di quel periodo. Le uniche cose che ricordo sono un fortino con cui giocavo insieme a lei e una bellissima sensazione di casa. Altri effetti, nonostante la mancanza di memoria, li porto con me ancora oggi. Grazie a lei, che era sarta, sono in grado di rammendarmi un calzino in caso di necessità, per esempio. Ero molto piccolo a quel tempo ma tentando di ricordare quei momenti, una bellissima sensazione di calore si diffonde per il mio corpo.
Nell’ultimo decennio, però, si è visto un progressivo allontanamento dei nonni dalla vita familiare. Quasi fossero un impegno troppo pesante da sostenere, elementi troppo vecchi e statici in questo presente in cui tutto è rapido e in costante mutamento, i nonni vengono lasciati ai margini della società. Anche il Papa lo ha ricordato. Molti anziani, soprattutto nelle grandi città, vivono isolati nel proprio appartamento perché incapaci di scendere le scale, costantemente soli perché i figli sono troppo occupati per andare a trovarli.
Non parliamo poi della possibilità di affidargli i nostri figli! Ricorderò sempre una conversazione tra alcuni ex colleghi di lavoro. Una mamma con un bambino di un anno: “Non so come fare con mio figlio. Devo fare le corse e pagare la babysitter perché sia io che mio marito lavoriamo tutto il giorno. Di lasciarlo da mia madre non se ne parla proprio, che poi io lo so che gli fa prendere i vizi!”. Io ero lì, allibito, e dentro di me pensavo: “Ma non è lei che ti ha cresciuto?”.
Perché anche se a volte lo dimentichiamo, i nonni sono stati i nostri genitori. Hanno già vissuto quello che noi stiamo passando e, molto spesso, guardandoci negli occhi, fanno un esame di che tipo di genitori sono stati per noi. Possono aiutarci e sostenerci, consigliarci e guidarci. Indubbiamente, quando scoprono che avranno un nipote, qualcosa in loro muta. Si trasformano e sembrano completamente diversi dai genitori che ci hanno accompagnato fino a quel momento. Il loro ruolo cambia e loro in modo naturale e inconsapevole, si adattano.
Quante volte capita di sentire un genitore che guardando come i nonni trattano i nipoti, gli viene spontaneo dire: “Voi con me non avete mai fatto così. Eravate molto più duri!”. Perché ora è quello il loro ruolo. Nonostante la loro anzianità, la loro fragilità, sono una sicurezza e uno scudo per i nipoti. Quelli che possono permettersi di guardare un genitore che rimprovera il figlio e dirgli: “Non ti sembra di esagerare!”. Non un attacco all’autorità ma un difesa per il piccolo e una strada da seguire per l’adulto. La nostra risorsa più importante. Per ciò che fanno, hanno fatto e potrebbero fare. Loro sono la nostra memoria del passato, il sostegno per il presente e la guida per il futuro.
Mia nonna fortunatamente è ancora viva. Quando ha saputo che sarebbe diventata bisnonna, ha fatto un piccolo pianto. Io ero lì stupito e non capivo. Immaginavo fosse di gioia, ma quel pianto era in qualche modo diverso. Mio padre, vedendo la mia espressione, mi si avvicinò e a bassa voce mi disse: “Non ti preoccupare, è solo contenta perché vede che la sua storia continua”. Mia nonna era felice perché tutte le fatiche sostenute durante la sua vita, ora permettevano ai suoi figli e ai suoi nipoti di camminare con le loro gambe e proseguire da soli. Forse vorrebbero solo continuare ad accompagnarci ancora per un pezzettino di strada e vedere dove possiamo arrivare. Forse varrebbe la pena rallentare un pochino, ogni tanto, per adeguarci al loro stanco passo. Perché hanno ancora molto da dare. E hanno solo bisogno della nostra fiducia.
E voi unigenitori, che ricordi avete dei vostri nonni? E cosa fanno i vostri figli con i loro?
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