Si tratta di un cambiamento che eviterà alle mamme centinaia di test invasivi in cui una donna su 200 perde il proprio bambino.
In questo test si analizza il DNA del bambino che finisce nel sangue della mamma, alla ricerca di qualcosa di anormale. Tutte le donne possono decidere di sottoporvisi a 11-14 settimane dall’inizio della gravidanza.
A chi risulterà avere più di 1 possibilità su 150 di avere un piccolo con la Sindrome di Down mentre fino ad oggi veniva offerta la tradizionale amniocentesi in cui viene usato un ago per estrarre del liquido amniotico contenuto nel fluido che circonda il feto, si darà la possibilità di sottoporsi a tale test, non invasivo. E solo se risulterà positivo, si procederà all’amniocentesi.
Il National Screening Committee inglese raccomanda che questa tecnica venga introdotta e diffusa al più presto.
La dottoressa Anne Mackie, direttrice dei programmi per il National Screening Committee, dichiara alla BBC: “penso che abbia del potenziale per fare la differenza. Darà risultati più accurati e ridurrà l’ansia in un significativo numero di persone “.
Questo nuovo screening verrà introdotto gradualmente mentre è ancora incerto come sarà accolto tra le donne e quanto sarà efficace per altre patologie come la Sindrome di Edward e Patau.
Si stima però che in Inghilterra 3 mila – 5 mila amniocentesi ogni anno non saranno più necessarie.
Il professor Lyn Chitty che ha condotto la sperimentazione in Inghilterra ha dichiarato ” sono contento che abbiano preso la decisione di introdurlo nelle cure materna del Sistema Sanitario Nazionale per tutte le donne, so che molte attualmente si rivolgono al settore privato”.
“Per chi ottiene rassicurazioni, si tratta di qualcosa di grande, poi possono godersi il resto della maternità. Per chi invece ricevesse un esito positivo, abbiamo attuato dei sistemi per sostenerle“.
Il professor Chatty sostiene che molte donne già usano questo test del DNA fetale per prepararsi per la nascita di un bambino con la Sindrome di Down.
Il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists preme affinché lo staff del Servizio sanitario nazionale riceva un’adeguata formazione sul modo di comunicare e dare consigli ai genitori in attesa in seguito ad un sito positivo.
Unimamme, di questo test abbiamo più volte parlato, evidenziandone i vantaggi e gli svantaggi. Voi vorreste che fosse passato dal sistema sanitario nazionale come sta per avvenire in Gran Bretagna?
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