Ridurre questo innalzamento delle temperature fino a soli 2° gradi è ben al di là delle attuali politiche ambientali.
Le drammatiche conseguenze di tutto questo non esitano a farsi sentire, in Inghilterra, per esempio, si sono già persi il 20% degli uccellini da allevare a partire dal 1966, così come molte specie vegetali sono minacciate da terribili malattie.
Oltre a questo dramma se ne sta vivendo un altro, proprio i bambini che in futuro saranno chiamati a difendere il nostro fragile pianeta sono sempre più disconnessi dalla natura.
Di questo argomento parla Richard Louv nel suo libro: Last Child into the Woods , libro che abbiamo già citato più volte sempre in relazioni a bambini e natura, e in una relazione del National Trust.
Dal 1970 si calcola che le aree in cui i nostri bambini possono vagabondare senza supervisione sono diminuite del 90%.
Nel giro di una generazione la proporzione dei bambini che giocano in aree selvagge del Regno Unito è diminuita da meno della metà a uno su 10.
In America, in soli sei anni (dal 1997 al 2003) i piccoli con hobby all’aria aperta sono diminuiti della metà.
I ragazzini da 10 a 15 anni in Gran Bretagna trascorrono, in media, metà della loro giornata, davanti a uno schermo.
Le ragioni di questo “distacco” sono molteplici:
Di conseguenza i grandi luoghi al chiuso sono diventati molto più pericolosi del mondo al di fuori. L’aumento dell’obesità, indebolimento delle ossa, asma e il declino della salute cardio respiratoria sono ben documentati.
Louv lega la vita al chiuso anche a un incremento del disordine da deficit di attenzione e di altre malattie mentali.
Ricerche condotte presso l‘Università dell’Illinois invece rilevano che:
Questo disturbo può essere aggravato dalla mancanza di gioco all’aperto, suggerisce Louv.
Edith Cobb invece, in Ecology of Imagination in Childhood, sostiene che il contatto con la natura stimoli la creatività. Lei lo dimostra citando 300 biografie di personaggi geniali che avevano in comune un’alta esposizione alla natura tra i 5 e i 12 anni.
Studi di differenti nazioni hanno provato che i giochi dei bambini sono più creativi all’aperto, gli spazi naturali infatti promuovono il ragionamento e l’osservazione. Lì c’è meno dominanza fisica, più creatività e sviluppo delle abilità linguistiche.
Stare all’aria aperta gioca a livello cognitivo, emotivo, sociale, come ricorda anche un nuovo programma americano applicato nelle scuole e che prevede tre intervalli di 15 minuti nel corso della giornata.
Al giorno d’oggi chi combatte per l’ambiente ha un legame con esso maturato nell’infanzia. Senza un’idea della consistenza e della funzione del mondo naturale, senza un’intensità di coinvolgimento ormai impossibile il rischio è che gli adulti di domani non devolveranno le loro energie alla cura dell’ambiente.
Esistono certamente iniziative che possono portare i bambini ad avvicinarsi alla natura, ma si tratta sempre di sporadiche occasioni che non hanno niente a che fare con i giochi all’aria aperta di una volta.
A questo proposito un’associazione inglese ha proposto una lista di più di 50 attività da compiere all’aria aperta, magari potrete trovare qualche suggerimento per i vostri figli.
Unimamme e voi fate giocare all’aria aperta i vostri bambini?
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