Con una storica sentenza, la corte di Strasburgo, ha attestato la violazione da parte dello Stato italiano dell’articolo 8 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, per quanto riguarda la tutela della Vita Privata e Famigliare.
Il fatto è presto detto: 3 bambini sottratti ai genitori che attraversavano un momento di difficoltà insieme a una fase di depressione personale senza però che fosse avvenuto alcun maltrattamento rischiavano di diventare adottabili.
L’avvocato Francesco Morcavallo, ex giudice minorile, ha però presentato e vinto il ricorso per evitare che i genitori di questi piccoli perdessero la custodia dei loro figli.
Dopo essere stati tolti alla mamma e al papà i piccoli erano finiti in comunità, ma avevano mostrato grande sofferenza a causa della separazione. Secondo lo Stato italiano però i piccoli dovevano continuare a rimanere nell’Istituto privato che li aveva in custodia.
Nel ricorso, quindi, l’avvocato ha sottolineato che i Giudici avevano sbagliato ignorando il parere degli operatori pubblici (gli assistenti sociali) che avevano dichiarato che i piccoli non erano in stato di abbandono, ma che la situazione di famiglia era solo contingente.
Inoltre i bambini erano stati separati tra di loro e dati in adozione a famiglie diverse.
La Corte di Strasburgo però ha fatto sentire la sua voce e con sentenza ha stabilito che, prima di dichiarare adottabile un bambino, bisogna effettuare tutti i tentativi possibili per evitare l’allontanamento dai genitori.
“Essa ritiene che le autorità interne si siano sottratte al loro obbligo positivo di fare ogni sforzo necessario per salvaguardare il legame genitori-figli, inerente all’articolo 8 della Convenzione, che recita:
1.; Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.
2. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute e della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.” si legge nella sentenza e ancora: “La Corte rammenta che, per un genitore e suo figlio, stare insieme rappresenta un elemento fondamentale della vita famigliare e che delle misure che portano a una rottura dei legami tra un minore e la sua famiglia possono essere applicate solo in circostanze eccezionali. La Corte sottolinea anche che l’articolo 8 della Convenzione impone allo Stato di adottare le misure idonee a preservare, per quanto possibile, il legame madre-figlio”.
Si tratta quindi di un provvedimento molto importante, talmente importante che all’Italia è stata imposta anche una pena pecuniaria.
L’avvocato Morcavallo ha commentato così la conclusione della lotta giudiziaria: “ci auguriamo, dunque, che l’accoglimento di tale ricorso sia di ispirazione ed indirizzo in tutti i casi affini purtroppo davvero numerosi in cui famiglie vengono spezzate senza che siano fatti, come recita la stessa sentenza, “tutti i tentativi necessari per evitarlo”.
Al nostro Paese ora spetta adeguarsi a questa sentenza.
Unimamme e voi cosa ne pensate di questa storia?
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