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Minori tolti alle famiglie da giudici in conflitto di interesse: è scandalo

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Maria Sole Bosaia

Unimamme, poco tempo fa vi abbiamo parlato di una storica sentenza da parte della Corte di Strasburgo circa le pratiche riguardante l’adottabilità di minori sottratti alle famiglie.

Questa vicenda, che riguardava 3 bambini  che lo Stato voleva togliere alla mamma, ha visto coinvolti giudici minorili di cui si parla, come categoria generale, in un articolo comparso su Linkiesta.

I giudici non di professione attivi in 29 tribunali minorili italiani sono 1086. 1 su 5, tra di essi, rappresenta però un’anomalia perché ha dei rapporti di tipo professionale o economico con le strutture presso le quali i minori vengono affidati.

Il 20% dei giudici onorari minorili italiani sono incompatibili con la carica

Questi sono i dati raccolti in un dossier che l’Associazione Finalmente liberi Onlus, un’organizzazione che come dice il motto “vuole vederci chiaro nell’affido minorile” e che si batte per difendere i diritti dei minori sottratti ai genitori  e delle loro famiglie, ha presentato al Consiglio Superiore della Magistratura.

Ma chi può diventare giudice onorario minorile? Nei tribunali e nelle corti d’appello minorili operano sia giudici togati che giudici onorari. Si tratta di cittadini meritevoli, esperti di psichiatria, psicologia, pedagogia, sociologia, biologia. Il peso del  loro giudizio è però quasi pari a quello dei giudici togati, perché nei tribunali le corti prevedono 2 giudici togati e 2 onorari, in corte d’appello i togati diventano 3.

Secondo il dossier quasi 200 sui 1086 giudici onorari sono incompatibili con la carica, in quanto decidono su affidamenti a casa famiglia pur avendo interessi diretti in queste. I rapporti sono molto variegati: per esempio alcuni giudici hanno contribuito a fondare questi istituti, oppure ne sono azionisti o fanno parte del consigli di amministrazione, o vi lavorano.

Addirittura si è scoperto che alcuni giudici intestavano beni di lusso come le macchine sportive a queste strutture. In questo modo, giusto per fare un esempio, succedeva che un centro di affido ricevesse rette da 400 Euro al giorno per un totale di 150 mila ogni anno in tre anni per un solo minore.

Si tratta di numeri decisamente ragguardevoli, soprattutto se si considera che, secondo le ultime indagini del  Ministero per il Lavoro e per le Politiche Sociali i bambini sottratti alle famiglie sono oltre 30 mila.

Certo non tutti gli istituti lucrano sulla pelle dei bambini, ma recenti fatti di cronaca come la condanna per abusi e maltrattamenti di uno dei gestori di una comunità che si supponeva “modello”, come il Forteto di Firenze, hanno contribuito a spingere sulla necessità di trasparenza su chi invia i bambini in queste strutture.

Nuove norme e maggiore trasparenza  sull’allontanamento di un minore dalla famiglia

Oltre alla nomina dei giudici, anche le procedure che portano alla sottrazione di un minore ai genitori andrebbero riviste, come ad es. in merito a:

  • le perizie psicologiche, che vengono fatte ai genitori prima di togliere il minore e durante l’allontamento, ma non vengono replicate agli operatori nelle strutture” in cui viene mandato il minore, come dichiara l’avvocato Cristina Franceschini.
  • l’ascolto del minore che avviene in modo poco “chiaro”: dopo i 12 anni i bambini devono essere ascoltati da un giudice, ma nella maggior parte dei casi questo avviene alla presenza di un rappresentante della comunità. “In queste condizioni non è possibile lasciare libertà d’espressione al minore, e molte volte gli avvocati sono invitati a rimanere fuori dall’aula. Non di rado infatti arrivano sul nostro tavolo verbali confezionati” osserva la Franceschini.

Secondo la Franceschini per rimediare a questo situazione bisognerebbe istituire un organismo di coordinamento tra il giudice e i servizi sociali, mentre gli avvocati che seguono le cause dovrebbero accompagnare di più i genitori nell’iter burocratico di servizi sociali, tribunali e famiglia.

Tornando all’incompatibilità di alcuni giudici onorari minorili, nel mese di  Ottobre infine una circolare del Consiglio Superiore della Magistratura ha cercato di regolare la situazione riguardante l’affidamento degli incarichi dei giudici onorari minorili: questi non potranno più avere incarichi all’interno delle strutture comunitarie a cui vengono affidati i minori.

Inoltre “non potranno svolgere la funzione coloro che svolgono attività di operatore sociosanitario o collaboratore a qualsiasi titolo delle strutture medesime, pubbliche e private“, come si legge nella circolare. Naturalmente chi diventa giudice minorile dovrà anche impegnarsi a rispettare la clausola di non assumere alcun incarico in queste strutture o nelle case famiglia. Idem per chi ha parenti che lavorano lì.

Purtroppo, questi nuovi criteri, verranno applicati a partire dal triennio 2017-2019, e non da subito e a dare il via sarà il tribunale di Genova, seguito da quello di Brescia, quindi non in tutti.

“Questo è solo il primo risultato ma il nostro lavoro di monitoraggio sulle nomine certo non si ferma qui, e nei prossimi mesi continueremo a segnalare le urgenze nell’ambito della giustizia minorile di cui dovrà farsi carico, prima ancora della magistratura, la politica” commenta l’avvocato Franceschini che ha lavorato per raccogliere i dati relativi all’anomalia registrata.

Unimamme e voi cosa ne pensate di questa scandalosa situazione? Ne eravate al corrente?

Maria Sole Bosaia

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