Un bambino dislessico deriso da un professore, oggi è uno scrittore di successo


Bambino dislessicoAnthony riesce a sopravvivere agli anni della scuola, nonostante fosse in una realtà dove o diventi un campione nello sport o inizi a spacciare. Il piccolo esclude entrambe le vie, incassa le umiliazioni, affronta le difficoltà e cresce.

Diventa un uomo di 41 anni che, un giorno, mentre è tornato in visita a quella cittadina del Texas, per puro caso entra in un bar con un amico. Nel locale, la sua attenzione viene catturata da un uomo che sta ordinando da bere. Un volto conosciuto. Il suo vecchio insegnante, il Sig, Creech. Anthony adesso non ha più paura e si avvicina all’uomo per offrirgli da bere.

Ti conosco?”- mi chiese. Io risposi: “Si, lei mi conosce. Mi chiamo Anthony Hamilton, frequentavo la classe quarta.”

L’espressione sul suo volto mi fece capire che si ricordava di me, “il ragazzo che provava vergogna”. “Sono contento di averla vista”- gli dissi”.

Perché adesso Anthony non è più dislessico, anzi, è diventato uno scrittore di successo e un oratore motivazionale, è riuscito a superare le sue paure e a trasformarle nella sua forza.

Perché solo superando le difficoltà possiamo diventare più forti. È una lezione che la vita ha insegnato a tutti noi. Noi adulti, che abbiamo sbagliato, abbiamo sofferto ma siamo riusciti anche a rialzarci.

Però questa non è una storia per spingerci a guardare avanti nella vita difficile di tutti i giorni. È una storia che ci consiglia di guardare indietro, verso i più deboli, quelli che si sono fermati perché hanno trovato una difficoltà troppo grande per loro, perché non hanno più fiducia in loro stessi. Primi fra tutti, i bambini, che non conoscono il mondo che li circonda né le loro capacità, così bisognosi di qualcuno che li guidi attraverso i problemi che possono incontrare.

Il problema di Anthony era la dislessia, ma lui non la pensa così.

Vi assicuro che c’era dell’altro. Si trattava della mancanza di desiderio per l’educazione. Ora questa cosa non mi appartiene più: adesso ho fame di verbi e aggettivi, sinonimi e paragrafi. Sono io l’autore della mia stessa vita. Scrivo per restituire qualcosa: al ragazzo seduto in classe nel college qui ad Hayvard, in California, che sta leggendo il mio libro, per l’insegnante che ha inserito il mio libro nel programma scolastico e per tutte quelle persone che hanno parlato con me, mi hanno umiliato, e hanno trovato un senso alle parole che ho scritto

La dislessia spaventa sia un bambino che i suoi genitori. Per questo abbiamo affrontato questo problema fornendo alcune indicazioni per riconoscerla e poter essere vicini ai vostri bambini.

Anthony, invece, è stato lasciato solo e nonostante questo, ha superato i suoi problemi. Cosa sarebbe successo se quell’insegnante, invece di deriderlo, lo avesse aiutato? Purtroppo non possiamo saperlo. L’unica cosa che possiamo dire è la stessa frase con cui Anthony ha salutato il suo vecchio insegnante

Gli chiesi di farmi un favore, mi chiese di cosa si trattasse: “La prossima volta che avrà in classe un altro Anthony Hamilton, gli insegni a leggere”.

Voi unigenitori, cosa ne pensate?

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