I gusti della società cambiano nel tempo. Sono il riflesso di pensieri e atteggiamenti personali. Chi lavora nella comunicazione e nell’intrattenimento, lo sa. Sanno anche che ciò che loro creano, ha un influsso diretto su questi gusti e possono modificarli e mutarli verso un nuovo modo di vedere sé stessi e il mondo. In un eterno cerchio, spettacolo e pubblico evolvono di pari passi, influenzandosi a vicenda e evolvendosi nel tempo. Osservando le produzioni delle grandi società, possiamo quindi leggere la società nel tempo. Ma se guardando ai film possiamo leggere la società degli adulti, per analizzare quella dei più piccoli dobbiamo concentrarci sulla Disney. Cosa ha insegnato ai bambini del mondo nell’ultimo secolo?
Le linguiste Carmen Fought e Karen Eisenhauer , come raccontato dal Washingtonpost, sono partite da questo presupposto per analizzare le produzioni disneyane, concentrando in particolar modo sulla figura femminile. Hanno suddiviso quindi i kolossal animati in tre grandi epoche:
- Le origini (1937-1988)
- Il rinascimento (1989-2007)
- La modernità (2008-oggi)
Di queste tre epoche, hanno preso in considerazione esclusivamente quei film dove il ruolo della protagonista è affidato a una donna. In questi film, infatti, la figura femminile viene espletata nella sua interezza, permettendoci di osservare come viene valutata e come viene rappresentata.
Come si è evoluta la figura femminile nei film sulle principesse Disney?
Nel primo periodo troviamo le tre principesse classiche:
- Biancaneve (1937), in cui tutti i personaggi sono ossessionati dal suo aspetto,
- Cenerentola (1950), che pensa solamente alle faccende di casa,
- e La Bella Addormentata nel Bosco (1959), che oltre a pungersi non fa nient’altro che aspettare soccorso.
Da questo punto di vista, le tre principesse classiche Disney non sono un grande esempio di “femminismo”.
Dopo la Bella Addormentata, passarono 30 anni prima di rivedere una donna protagonista di un film Disney. Un periodo di tempo molto ampio che aveva visto numerosi cambiamenti sociali, sia all’interno della Disney che del mondo intero. Le donne, non dovevano solamente rassettare casa fischiettando motivetti per poi chiamare aiuto quando erano in difficoltà e aspettare l’arrivo degli uomini, bassi o alti che fossero. La donna era diventata più intraprendente e libera dalla concezione casalinga di un tempo.
Nel 1989, quindi, uscì nelle sale La Sirenetta, nuovo modello di eroina disneyana, di cui veniva osannata la temerarietà e il desiderio di libertà, la sua ribellione, sia alla figura paternale che a quella maschile, e la voglia di realizzazione al di fuori della realtà domestica. Però nel film c’è un particolare molto importante: Ariel perde la voce. Per la maggior parte del film, non parla. Una donna muta.
Le due linguistiche Fought e Eisenhauer sono rimaste molto colpite da questo particolare e hanno deciso di contare le parole pronunciate dai personaggi femminili nei film Disney e confrontarle con quelle dei personaggi maschili.