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Categoria Salute e benessere bambini

Zejd, bambino di 6 anni, è sordo ma i suoi compagni non lo lasciano solo (FOTO)

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Michele

La comunicazione verbale è il primo modo con cui relazionarsi con il prossimo. Conoscere, incontrare, legarsi alle persone intorno a sé, tutto grazie alla parola e all’ascolto.

Per un bambino che arriva alle scuole elementari, diventa fondamentale poter comunicare con gli altri. Dopotutto quelli saranno i suoi compagni di classe per i successivi anni, i ragazzi con cui crescerà e muoverà i primi passi nel mondo. Cosa fare se un bambino sordo arriva in una classe dove nessuno parla il linguaggio dei segni? E se anche lui non lo conosce?

Il figlio di 6 anni di Mirzana Coralic, Zejd, è sordo. Peggio ancora, non aveva mai imparato il linguaggio dei segni, nonostante gli sforzi e i tentativi di Coralic. Così, il primo giorno di scuola in una classe della Bosnia, Zejd siede silenzioso al suo banco, totalmente isolato dal mondo che lo circonda. Un’ombra lo ricopre lentamente, quella di rimanere così solo per il resto degli anni successivi, perché nessuno riesce a comunicare con lui. Zejd non ha alcuna possibilità di farsi conoscere e scoprire i nuovi compagni, a cui il linguaggio dei segni è sconosciuto. Poi una luce rischiara il futuro di Zejd.

Mentre l’insegnante cercava comunque di aprire un canale di comunicazione con lui, un genitore ebbe una meravigliosa proposta: insegnare a tutti i bambini della classe il linguaggio dei segni. Sono serviti 3 mesi di lezioni ma ora la scuola primaria Osman Nakas di Sarajevo riesce a comunicare con Zejd.

La legge bosniaca obbliga le scuole a offrire agli studenti con disabilità, un programma specifico che li aiuti ad affrontare le loro difficoltà e a superarle. In realtà, secondo un rapporto del 2010 dell’UNICEF, questi ragazzi non trovano il minino supporto all’apprendimento, dovuto probabilmente alla mancanza di una formazione specifica per gli insegnanti.

Zejd al momento viene seguito da Anisa Setkic-Sendic che insegna il linguaggio dei segni a lui e a tutta la classe e afferma che adesso Zejd è molto motivato. Si è dimostrato un ragazzo intelligente e attento e i suoi compagni non sono da meno: “Quando vedo come gli altri insistono nella comunicazione con lui, mi è d’ispirazione” confida l’insegnante.

Anisa non viene pagata dallo Stato, ma dalle offerte dei genitori dei compagni di classe del bambino. Uno stupendo esempio di come spesso, non è utile incolpare qualcun altro, nell’attesa che trovi una soluzione. Se possiamo farlo noi, perché aspettare?

Il bambino sordo ora ha molti amici con cui riesce a parlare e anche gli altri ragazzi hanno imparato qualcosa di veramente importante: oltre a una lingua meravigliosa, a lasciare sempre una porta aperta per far entrare qualcuno, per conoscerlo, confrontarsi e crescere insieme. Una lezione fondamentale non solo per quei bambini, ma per tutti quanti noi, affinché il diverso non venga più messo da parte.

La comunicazione, il dialogo sono elementi fondamentali per ognuno di noi, sopratutto per chi è costretto a vivere con questo tipo di difficoltà. Guardate come reagisce un ragazzo sordo quando gli altri comunicano con lui per la prima volta, per comprendere quanto spesso sottovalutiamo questo aspetto della vita.

Mentre guardate le foto di Zejd e della sua classe, pensate a cosa voi unigenitori insegnate ai vostri figli sulle diversità dell’altro, e raccontatecelo.

Michele

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