Il professor Luciano Di Gregorio, psicologo e gruppoanalista, nel suo ultimo libro “La voglia oscura, Pedofilia e abuso sessuale” prova a far luce su questo tema.
Secondo l’esperto, intervistato da Vita.it, bisogna chiarire che la pedofilia non coincide sempre con l’abuso sessuale. Non tutti i pedofili diventano predatori compiendo atti perseguibili penalmente.
Tutto dipende dal comportamento nella relazione con il bambino. Quindi bisogna distinguere tra:
Nei pedofili però, indipendentemente dal fatto che diventino o meno abusatori di bambini, c’è un modo di concepire il rapporto con l’altro sessualizzato. Si tratta di un’idea obbligata di rapporto che implica una forma di sessualità. Queste persone concepiscono l’altro come un oggetto sessuale, la relazione si alimenta col bisogno di riempire un vuoto con un pieno sessuale.
Questo vuoto deriva dall’incapacità di vivere delle relazioni umane significative.
Aver subito una violenza o un’esperienza traumatica come un abuso non significa che le vittime diventeranno necessariamente dei pedofili.
In questi casi si tratta di un trauma cumulativo: un’esperienza deludente di tipo affettivo che si prolunga nel tempo con figure di riferimento nell’infanzia.
Ci sono altre esperienze che concorrono alla formazione della personalità del pedofilo. Innanzitutto uno sviluppo sessuale non armonico, esperienze di trascuratezza, il ricorso a precoci fantasie sessuali, fantasie perverse ed aggressive. Rifugiarsi dentro fantasie sessuali serve al bambino che diventerà un pedofilo a riempire momenti di isolamento. Qui potrebbe trovarsi l’origine delle fantasie sessuali che poi metterà in pratica per compensare delle esperienze dannose vissute durante l’infanzia.
Bisogna sottolineare inoltre che i casi di minori adescatori costituiscono una percentuale veramente bassa, nella quasi totalità dei casi sono gli adulti che vanno alla ricerca di materiale pedopornografico per fini commerciali.
Una parte di queste persone poi vuole avere un contatto diretto.
La mente dei pedofili infatti è distorta. Immaginano che l’idea sessuale sia già nella mente del bambino e che il piccolo voglia essere “guidato” alla conoscenza della propria sessualità.
Forte di questa convinzione il pedofilo usa il bambino come un oggetto d’uso, senza tener conto della sua fragilità affettiva, del fatto che possa subire una forte influenza da parte degli adulti.
I bambini, solitamente, si avvicinano perché bisognosi di affetto, perché hanno bisogno che qualcuno si occupi di loro. Quindi i pedofili attingono maggiormente là dove vedono piccoli in difficoltà, con problemi affettivi e d’integrazione sociale e che cercano in questi adulti possibilità affettive che non hanno trovato in famiglia.
Un caso particolarmente eclatante è stato quello che ha coinvolto esponenti della Chiesa Cattolica agli inizi degli anni Duemila in America. Secondo diversi studi si calcolò che il 10% del clero molestava i bambini.
Il professore inoltre spiega che anche se condannati i pedofili non arrivano a capire la gravità degli abusi compiuti, sono convinti di aver fatto il bene del bambino. In quanto terapeuri, però, essi devono superare l’iniziale disgusto e cercare di capire come si sia prodotta la personalità perversa orientata sessualmente verso i bambini, indagando nelle loro storie familiari. Ma il professore va oltre, e rileva che il problema di fondo è la società.
“Nella nostra società dove c’è una sessualità che tende a diventare sempre più di ordine perverso, in termini generali, al di là della pedofilia, una società che tollera sempre più l’idea di rivolgersi a oggetti sessuali per trarne soddisfazione senza curarsi delle loro caratteristiche di fragilità e precocità sessuale, sono proprio i bambini a farne maggiormente le spese. In una società di questo tipo, dove alcuni elementi della pedofilia sono entrati nella fisionomia generale, noi colpiamo i pedofili rinunciando a capire a fondo il problema, perché temiamo che dietro i tratti del pedofilo ci siano – in parte – anche i nostri tratti di distorsione del desiderio. Senza riuscire a comprendere veramente” riassume infine l’esperto.
Unimamme, noi speriamo che queste considerazioni aiutino a comprendere meglio questo fenomeno, dandoci qualche strumento in più per proteggere i nostri bambini.
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