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“American Life” e la ricerca del nido perfetto (VIDEO)

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Andrea Mondati

Quando un figlio sta per arrivare, i genitori sentono, più o meno consciamente, il bisogno di creare un ambiente perfetto per il loro bambino (la famosa sindrome del nido). Solitamente ci si accontenta di spostare oggetti e pulire a fondo la casa. Ma cosa succederebbe se pensassimo che la città stessa non è adatta alle sue piccole e fondamentali esigenze? Questa è la domanda che una coppia si pone in American Life, un viaggio alla ricerca del nido perfetto.

Burt e Verona sono una coppia di trentenni in attesa di una bambina. Dopo aver saputo che i genitori di lui hanno deciso di trasferirsi in Belgio, si rendono conto che non c’è più nulla che li lega alla città dove stanno vivendo. I genitori di Verona sono morti, hanno la fortuna di poter fare il loro lavoro in qualsiasi luogo, decidono quindi di stilare un elenco di amici e conoscenti per andare a far loro visita. Inizia così il viaggio di questa coppia al sesto mese di gravidanza, alla ricerca del luogo e delle persone migliori con cui far crescere la loro bambina. Da Miami al Canada, Burt e Verona incontreranno amicizie del passato e parenti, permettendogli di crescere come genitori attraverso il confronto con altri nuclei familiari, sia positivi che negativi.

American Life è un film del 2009 diretto da premio Oscar Sam Mendes e scritto da Dave Eggers e Vandela Vida. I due protagonisti, interpretati da John Krasinski e Maya Rudolph, vengono messi di fronte al loro futuro di genitori. Attraverso l’esperienze e gli esempi di altri nuclei familiari, metteranno in discussione il loro futuro e le loro scelte del passato, facendoli crescere come coppia. Se infatti all’inizio del film Burt fantastica sul voler essere un intagliatore, per poter sedere sul portico a lavorare il legno in compagnia di sua figlia, arriverà poi a interrogarsi insieme a Verona sulla scelta di non sposarsi e di voler restare insieme.

Da domande incentrate su sé stessi come singoli, si passa a interrogativi più profondi legati al futuro della coppia quando arriva un figlio. Burt e Verona incontreranno famiglie molto diverse tra loro, approfondendo i rapporti di coppia, la relazione con i figli, di varie età, le difficoltà e le gioie, le scelte educative, riuscendo solamente ad essere sempre più confusi. La coppia cerca di adattarsi, di omologarsi allo stile di amici e parenti, perdendo di vista cosa sono loro e cosa vogliono diventare.

Importante è la scena in cui i due decidono di passare un’intera giornata con l’amica d’infanzia di Burt. Questo nucleo familiare è decisamente troppo new age e alternativo per Burt e Verona: niente passeggini, un unico letto su cui far dormire sia genitori che figli (niente intimità per i più grandi), atteggiamenti estremi che mettono a disagio i protagonisti, portandoli alla fine ad esplodere, essendo una filosofia che non appartiene loro. Solo nel momento in cui i due decideranno di non dare più importanza all’opinione degli altri, riusciranno a tirare fuori la loro vera personalità, portandoli a un riavvicinamento che era diventato necessario dopo un viaggio stressante e faticoso. Perché il problema di questa coppia, come lo è per molte altre, è il focalizzarsi sull’apparenza che mostrano al mondo. Questo problema viene rappresentato nel film dall’enorme pancione di Verona. Pur essendo al sesto mese, agli altri sembra molto più avanti nella gravidanza. Tutti gli amici e parenti non mancano di farglielo notare, sottolineando quando sia grande, diventando un siparietto agrodolce all’interno del film. Questa costante culminerà all’aeroporto quando gli assistenti di terra si rifiuteranno di farla salire in quanto sembra una donna al nono mese di gravidanza. Questo inconveniente porterà alla luce un altro grave problema: Burt, cercando di consolarla, peggiorerà la situazione, portando a galla un problema di comunicazione all’interno della coppia.

Così, in American Life, tra genitori menefreghisti, cognate scomparse nel nulla e coppie all’apparenza perfette, Burt e Verona troveranno ben due risposte al loro interrogativo: la prima è sicuramente che non esiste un luogo perfetto dove vivere con la propria famiglia, ma siamo noi a dover lavorare giorno per giorno per costruire la nostra felicità. La seconda è che ogni famiglia è unica e come tale non può copiare totalmente le altre coppie, ma solo prendere spunto, continuando dove gli altri si sono fermati e lavorando sugli errori che vengono commessi.

Vi lasciamo con il trailer del film.

Fateci sapere unigenitori cosa avete fatto voi per costruire il vostri nido perfetto.

Andrea Mondati

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