Questa disciplina trova applicazione nello studio dei bambini nati prematuri e sottoposti a stress precoce a causa delle procedure effettuate mentre si trovano in Terapia Intensiva.
I prematuri trascorrono mesi nel reparto di Terapia Intensiva e nonostante ci siano procedure farmacologiche per alleviare il dolore sono comunque sottoposti a terapia stressanti, in un momento di grande neuroplasticità, tutto questo può influenzare il modo in cui rispondono allo stress.
Per questo motivo, presso il Centro 0-3 per il bambino a rischio evolutivo dell’IRCS Medea di Bosisio Parini è stato avviato uno studio condotto dal dottor Rosario Montirosso e dal dottor Livio Provenzi. Scopo del progetto, come riportato su Le scienze.it, è stato quello di indagare le alterazioni di metilazione nel gene trasportatore della serotonina, su breve e lungo periodo, in rapporto allo stress a cui sono stati sottoposti i piccini.
La metilazione, riprendendo le parole del dottor Montirosso, “funziona come un interruttore biochimico. Attraverso legami metilici porzioni del gene vengono “spente” tanto che questo processo viene descritto come silenziamento selettivo del gene.”
I dati raccolti e pubblicati su Frontiers in Behavioral Neuroscience è risultato che i bambini i prematuri, sottoposti a procedura stressanti, avevano livello più alti di metilazione del gene SLC6A4 che trasporta la serotonina, uno dei neurotrasmettitori coinvolti nella risposta allo stress.
Se questo gene viene metilato la sua attività si altera, fino al silenziamento definitivo con la riduzione di proteine deputate al trasporto della serotonina.
I livelli di metilazione di questo gene nei bambini nati pretermine sono uguali a quelli dei piccini nati a termine, ma ciò che li differenzia è l’incremento alla dimissione dalla terapia intensiva neonatale.
Tutto questo suggerisce che i livelli di esposizione al dolore mentre i piccini vengono curati potrebbero alterare le funzioni del gene, e in maniera definitiva.
“L’obiettivo è quello di sviluppare protocolli di studio che non solo ci permettano di ampliare le nostre conoscenze sui marker epigenetici associati ad esperienze precoci avverse, ma che ci consentano anche di valutare l’efficacia di interventi di sviluppo in TIN finalizzati alla riduzione dello stress di questi bambini” dichiara il dottor Montirosso.
A tale riguardo, acquistano maggiore importanza l’assistenza offerta e i servizi post-dimissione nel ridurre gli esiti negativi di una nascita prematura. Occorre quindi aiutare bambini e le loro famiglie ad affrontare gli stress derivanti dal ricovero in TIN. In che modo? Sicuramente favorendo
Riprendendo le parole dello stesso Rosario Montirosso: “Il messaggio positivo dell’epigenetica è proprio il fatto che non tutto è scritto nel DNA e che ottimizzare la qualità dell’ambiente di cura significa “aiutare” i geni a lavorare per il meglio e al servizio del bambino“.
Unimamme, noi vi lasciamo con un altro studio su allergie e intolleranze alimentari realizzato con l’epigenetica.
Cosa ne pensate dei risultati di questo studio? Avete avuto bimbi prematuri, come li avete aiutati ad affrontare lo stress e il dolore?
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