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Essere madre “ad alto contatto”: cosa significa?

Published by
Michele

Quando si parla di rapporto tra madre e figlio, sopratutto con i neo genitori, piovono raccomandazioni legate alla fisicità di questo legame. Gonzàlez, pediatra spagnolo e scrittore di molti libri sull’infanzia, afferma “La nostra società, per alcuni aspetti così comprensiva, lo è molto poco nei confronti delle madri e dei bambini… sembrano esistere tre tipi di tabù:

  • relativi al pianto, è proibito prenderli in braccio, dare loro ciò che chiedono
  • relativi al sonno, è proibito addormentarli tenendoli in braccio o allattandoli o dormire con loro.
  • relativi all’allattamento materno, è proibito allattare in qualsiasi momento”.

Un’analisi molto chiara di ciò che la società consiglia, o forse sarebbe più opportuno dire obbliga visto la situazione di insicurezza in cui si trovano, ai neo genitori. Ma il vento sta cambiando e una nuova filosofia relativa alla maternità e al rapporto tra madre e figlio, si sta affermando: quella dei genitori “ad alto contatto”.

Questo nuovo stile di relazionarsi e vedere il rapporto con il proprio figlio, in qualche modo è ispirato un po’ a una visione antica della maternità. Il principio fondamentale è quello di tenere il più vicino possibile al proprio corpo il bambino.

Può essere riassunto in maniera molto esaustiva in 3 atteggiamenti cardine:

  • Il figlio sempre attaccato: i genitori “ad alto contatto” amano portare il proprio figlio legato al corpo grazie a marsupi e fasce. Oltre a favorire un contatto più diretto e intimo con la madre o il padre, l’utilizzo di fasce-marsupio aiuta il corretto sviluppo della colonna vertebrale del bambino. Sia nei primi mesi, legandolo di fronte a sé, che nei successivi, fissandolo alla schiena, questo contatto aiuterà il bambino a entrare nel “nuovo mondo” in modo graduale, guidato e accompagnato dalla figura amorevole della madre. Numerosi studi, infatti, dimostrano che il parto è vissuto dal neonato come un evento traumatico, non essendo pronto ad affrontare la vita fuori dall’utero.
  • Un allattamento prolungato: le mamme che aderiscono a questa filosofia, scelgono di proseguire l’allattamento al seno anche quando il bambino inizia ad avere alcuni anni. Altra prerogativa è quella di non imporre orari ma rendersi disponibili a sfamarlo in qualsiasi momento il bambino sia affamato. Naturalmente ciò non comprende il totale annullamento della madre nei confronti del bambino, ma solamente il mettersi a sua disposizione per soddisfare i suoi bisogni, non ancora inquadrati in delle logiche sociali a lui sconosciute e incomprensibili. Un atteggiamento decisamente controtendenza oggi, dove una mamma che allatta in pubblico desta ancora scandalo.
  • Il co-sleeping: in accordo con i papà, le mamme “ad alto contatto” scelgono di far dormire i bambini nel lettone dei genitori per molto tempo. Naturalmente, una scelta di questo tipo comporta numerose problematiche per l’intimità della coppia, ma ci si guadagna nel regalare al proprio figlio una sensazione di sicurezza, proprio come quando era nel grembo materno. E per coloro che hanno paura che il bambino possa non abituarsi mai a dormire da solo nella propria cameretta, possiamo rispondere che alcune mamme hanno testimoniato che, all’improvviso, i propri figli hanno chiesto in maniera autonoma di andare a dormire da soli. Forse bisognerebbe dare più fiducia ai bambini.

Questi sono gli atteggiamenti, ma quali invece i reali vantaggi nel portare avanti una relazione di questo tipo?

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Michele

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