Queste le questioni sulle quali una studentessa paraguaiana Guadalupe Acosta vuole far riflettere il mondo. Infatti Guadalupe ha pubblicato su Facebook un post in cui racconta, in prima persona, la storia di Maria Coni e Marina Menegazzo, due ragazze di 22 e 21 anni, argentine uccise in Ecuador a fine febbraio, uccise da due uomini che si erano offerte di ospitarle, dopo che erano rimaste senza soldi, e ai quali si erano rifiutate.
Questo il post tradotto:
“Ieri mi hanno ucciso.
Mi sono rifiutata di che mi toccassero e con un bastone mi hanno bucato il cranio. Mi hanno dato una coltellata e hanno lasciato che morissi dissanguata.
Come un rifiuto mi hanno messo in una sacco nero, sigillato con nastro adesivo e mi hanno buttata su una spiaggia, dove ore più tardi mi hanno trovata.
Ma peggio della morte, è stato l’umiliazione che è venuta dopo.
Dal momento che hanno trovato il mio corpo inerte, nessuno si è chiesto dove fosse il figlio di puttana che aveva ucciso i miei sogni, le mie speranze, la mia vita.
No, anzi, hanno iniziato a farmi domande inutili. A me, ve lo immaginate? Una morta, che non può parlare, che non può difendersi.
Che vestiti avevi?
Perché eri sola?
Perché una donna decide di viaggiare senza compagnia?
Sei andata in un quartiere pericoloso, cosa ti aspettavi?
Hanno criticato i miei genitori, per avermi dato le ali, per aver lasciato che io fossi indipendente, come qualsiasi essere umano. Hanno detto che sicuro eravamo drogate e ce la siamo cercata, che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato, che loro avrebbero dovuto sorvegliarci.
E solo da morta ho capito che per il mondo io non sono uguale a un uomo. Che morire è stata colpa mia, che lo sarà sempre. Mentre se il titolo (della notizia) avesse detto che erano morti due ragazzi, due giovani viaggiatori, la gente starebbe lì a fare le proprie condoglianze e con un proprio falso e ipocrita discorso di doppia morale starebbe chiedendo pene maggiori per gli assassiniMa essendo donna, si minimizza. Diventa meno grave, perché certamente gliel’ho chiesto io. Facendo quello che volevo ho trovato ciò che meritato per non essermi sottomessa, per non aver voluto restare a casa mia, per aver investito i miei soldi nei miei sogni. Per questo e molto di più, mi hanno condannato.
E sono addolorata, perché io non ci sono più. Ma voi si, ci siete. E SIETE DONNE. E dovete accettare il fatto che vi facciano sempre lo stesso discorso del ‘farti rispettare’, che è colpa tua se ti urlano che ti vogliono toccare/leccare/succhiare uno dei tuoi genitali per la strada perché indossi degli shorts con un caldo di 40 gradi, e che se viaggi sola sei una pazza e che di certo se ti succede qualcosa, se calpestano i tuoi diritti, sei tu che te la sei cercata.Ti chiedo che per me e per tutte le donne che hanno taciuto, sono state zittite, derubate della vita o dei sogni, di alzare la tua voce. Andiamo a combattere, io vicino e insieme a te, nello spirito, e ti prometto che un giorno diventeremo così tante che non esisterà una quantità di sacchi neri sufficiente per farci tacere tutte.”
Le due ragazze, Maria e Marina, erano secondo la polizia rimaste senza soldi, e per questo avevano accettato l’invito di due ragazzi del posto. I due hanno poi confessato. Ma nonostante ciò buona parte dei commenti alla notizia sono stati del tipo: se la sono cercata! E tutto è partito da qui, dal fatto che le 2 ragazze non potevano difendersi né rispondere, e quindi Guadalupe l’ha fatto per loro e per tutte le ragazze e le donne che quotidianamente ricevono violenza gratuita e assurda.
E voi unigenitori, questa volta lo chiediamo anche ai papà, la pensate come Guadalupe? Direte la vostra sul fatto che le donne possono viaggiare da sole, o in 2 come in questo caso, e quindi vivere la loro vita seguendo i loro sogni o secondo voi devono rinunciare per paura? Cosa deve cambiare affinché casi del genere non accadano più?
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