Unimamme, oggi vogliamo raccontarvi la storia di come un atto generoso quale la donazione di un organo possa cambiare davvero la vita di molte persone.
Michael Biggs e la donna che sarebbe diventata sua moglie: Leah si sono incontrati durante una vacanza in Spagna. Leah aveva una malattia al cuore che però non le impediva di condurre una vita serena.
Una donna diventa mamma grazie a un trapianto di cuore
“Prendeva quotidianamente le medicine, vedeva un consulente ogni 6 mesi e faceva dei controlli” ha spiegato Michael.
Leah però era una delle poche persone al mondo ad essere affetta da una malattia molto rara la diverticolite congenita del ventricolo sinistro. La parte sinistra del suo cuore era allargata e faticava a pompare sangue.
La donna non poteva avere figli perché l’eccessivo sforzo del cuore le sarebbe potuto essere fatale, ma per Michael non era un problema.
“Noi guardavamo al futuro e a come avremmo trascorso il tempo insieme”.
Qualche anno dopo essersi sposata con Michael Leah ha sviluppato una pleurite.
La donna è stata costretta sulla sedia a rotelle, con Michael che la assisteva. Ormai aveva bisogno di un trapianto. “Lei mi diceva che sarebbe andato tutto bene, era molto positiva, era allegra e ottimista”.
Finalmente è stato trovato un cuore compatibile e Leah è stata operata. “A volte si sente di trapiantati a cui piacciano o non piacciono più alcune cose, come se avessero preso la personalità del donatore. So che non ha alcun senso ma la prima cosa che ho chiesto a Leah è stato se mi amasse ancora e lei mi ha risposto sì.”
Il suo nuovo cuore le sembrava strano perché non riusciva a sentirlo battere, il medico le aveva detto che quello che aveva prima era grande come un pallone da football tanto da pulsare contro gli altri organi.
Così questa coppia ha deciso di avere un figlio. “All’inizio non ero molto sicuro, non volevo fare niente che mettesse a repentaglio la sua vita” ha detto il marito.
Leah però desiderava ardentemente diventare mamma. Dopo un aborto spontaneo il suo desiderio sembrava stare per realizzarsi.
Quando la gravidanza era al 5° mese i medici hanno scoperto che il suo battito cardiaco era molto accelerato. La situazione del suo cuore si era aggravata e i medici hanno voluto far nascere prima il piccolo.
Gli specialisti ritenevano che si trattasse di complicazioni dovute alla gravidanza e che sarebbero sparite dopo il parto.
Leah però aveva un presentimento. “Non voglio morire” ha detto andando in ospedale per avere la figlia Aria.
Non appena nata Aria è stata messa in una incubatrice mentre Leah è stata trasportata in terapia intensiva.
Purtroppo le condizioni di Leah non erano destinate a migliorare. “All’improvviso è suonato un allarme e mi ha guardato con occhi colmi di terrore. Io sono corso fuori per lasciare che i medici si occupassero di lei accompagnato dal suono piatto del monitor del cuore nelle orecchie”.
Purtroppo quella è stata l’ultima volta che Michael ha visto la moglie cosciente. “Nel giro di poche ore ero passato dalla gioia e dall’euforia di diventare padre alla più profonda disperazione”.
I dottori parlavano della possibilità di un altro trapianto, ma le sue gravi condizioni rendevano quasi nulle le speranze.
“Questo è stato il momento più brutto di tutta la mia vita” ricorda Michael.
Michael però, grazie al sostegno della sua famiglia, si è ripreso dopo la morte della sua adorata Leah e ora sostiene la British Heart Foundation, un’organizzazione a favore del trapianto di cuore.
Grazie alla sua esperienza Michael può riconoscere quale differenza faccia un donatore di organi, ovvero la persona che ha permesso a sua moglie di vivere serenamente e di avere una bambina.
Lui è quindi è a sostegno di una campagna per donare automaticamente gli organi a meno che una persona abbia espresso volontà contraria.
“Se incontrassi la famiglia del donatore di Leah li abbraccerei tutti e gli dire grazie. Il nuovo cuore di Leah ci ha regalato altri 5 anni e questa bellissima bambina”.
Unimamme, cosa ne pensate del messaggio di Michael?
Noi vi lasciamo con la storia del più giovane donatore, un bimbo che ha vissuto 100 minuti.