Per il libro invece, partendo da un un prototipo creato in biblioteca in un laboratorio precedente, abbiamo innanzitutto recuperato le stoffe per la realizzazione del libro da frammenti di tessuti intrisi di un valore affettivo, appartenenti alla famiglia del bambino: una tasca del pantalone di papà, un ritaglio della maglietta del fratellino, la manica della camicia della mamma. Alcune mamme hanno portato e utilizzato anche vecchie stoffe, alcune un po’ lise o strappate, che erano dei propri genitori o dei nonni.
Recuperate le stoffe, la maggior parte delle mamme aveva grandi idee su come sarebbe stato il libro ma nessuna competenza tecnica per realizzarlo. La dottoressa Mandelli con molta pazienza ci ha indicato le tecniche basilari per utilizzare la macchina da cucire messa a disposizione dalla biblioteca e ha fatto in modo che i nostri progetti divenissero realtà: oggetti validi e sicuri per i bambini senza trascurare l’aspetto ludico-sensoriale.
In cambio ho ricevuto da lei una stoffa decorata con lucertoline colorate con cui la nonna le aveva cucito un vestitino quando era piccola.
La dottoressa Mandelli ha spiegato che la scelta delle stoffe ed i loro colori ricordano i paesi di origine dei genitori e, che attraverso questo libro così particolare, si può aprire un canale di trasmissione di valori, messaggi etici e tradizioni, in quanto:
Attraverso l’esperienza vissuta in questo lungo arco di tempo infatti ogni mamma ha avuto modo di raccontarsi, ascoltare, vedere, toccare, sentire il profumo di stoffe africane, italiane, rumene e di altri Paesi.
Quando il bambino crescerà sfogliando il libro potrà trovare in ogni pagina un rimando diretto a una persona per lui cara, o a un posto lontano, e i genitori lo potranno utilizzare anche per raccontare molte cose delle origini della propria famiglia o del periodo dell’attesa.
Questa esperienza ci ha permesso di condividere le sensazioni che si percepiscono in gravidanza, esprimere le emozioni e raccontarsi lasciando una “traccia”.
La soddisfazione nel vedere i nostri piccoli interagire con il libro e il pupazzo è stata la ricompensa più grande, ma nel mio caso la parte più bella del laboratorio è stata quella conclusiva: Uriel è arrivata quindici giorni prima del previsto e io non avevo ancora portato a termine il mio lavoro, allora stretta al mio petto dalla fascia, è venuta in biblioteca con me. Lei canticchiava le sue ninne-nanne mentre io cucivo e completavo il suo dono speciale.
E come giustamente ci ha spiegato Emma Mandelli :
“Creare è espressione dell’anima e della propria umanità, è manifestazione di un sentire profondo e ha un valore inestimabile” .
gli oggetti che abbiamo creato per i nostri figli sono davvero preziosi, perché unici e con un significato ben preciso.
E voi unimamme avete partecipato a laboratori creativi durante l’attesa? Vi piacerebbe parteciparvi? Se siete di Roma, la “Casa dei Bimbi” potrebbe essere la vostra meta.
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