Quando ad accostarsi all’argomento è un uomo, dovrebbe farlo con molta attenzione, in modo da non interpretare erroneamente questa esperienza tipica della maternità e della sensibilità femminile.
A quanto pare una celebrità inglese, lo chef Jamie oliver, non è stato così attento nell’affrontare l’argomento. La sua colpa è di aver intrapreso una campagna pro allattamento partendo dal presupposto che allattare sia facile e questo ha suscitato non poche polemiche.
Una mamma inglese, Abi attraverso il suo blog “Like real life“ ha deciso di comunicare a questo chef le riflessioni che le aveva suscitato la sua campagna pro-allattamento, e di dargli qualche consiglio.
La maggior parte della gente che è venuta a conoscenza della campagna di Jamie Oliver si è indignata soprattutto perché a occuparsi della questione era un uomo e nemmeno appartenente al personale medico, bensì una star televisiva.
Abi invece dichiara di non avere nulla in contrario al sesso o alla professione di Jamie, purché rispetti quelli che sono i punti fondamentali della questione “Allattamento”.
Ma in cosa consiste la campagna pro-allattamento di quest’uomo? Jamie Oliver durante un’intervista ha affermato:”La cosa più sconvolgente per me al momento, e sto disperatamente cercando di indagare al riguardo, è l’allattamento“. Egli ha dichiarato che le statistiche sull’allattamento in Gran Bretagna sono “le peggiori al mondo” ed è andato avanti dicendo che:”Allattare è facile, è più conveniente, è più nutriente, è meglio, è gratuito“.
Questi commenti hanno fatto arrabbiare non poche persone e l’espressione che ha suscitato più indignazione è stata: “Allattare è facile“.
Jamie si è visto quindi costretto a tornare indietro sui suoi passi dicendo: “Capisco che l’allattamento spesso non è facile e in alcuni casi perfino impossibile, ma volevo soltanto supportare le donne che vogliono allattare e rendere loro più facile il compito“.
Partendo dalle statistiche Abi afferma che Jamie ha torto e ragione allo stesso tempo. Secondo una statistica del 2010, l’81% dei bambini nati in Gran Bretagna vengono allattati al seno al momento della nascita, dopo sei settimane però la situazione cambia drasticamente: solo il 24% dei bambini continua ad essere allattato al seno.
queste le domande che Jamie dovrebbe farsi e sulle quali dovrebbe indagare.
Secondo questa mamma blogger il vero problema dell’allattamento in Gran Bretagna (ma non solo!) è che: “Molte donne vogliono allattare e usufruiscono dell’aiuto dato in ospedale e del sostegno dato dalle visite dell’ostetrica durante i primi giorni a casa, ma poi questi aiuti vanno via e la mamma si ritrova da sola con il bambino a dover affrontare capezzoli sanguinanti, dotti ostruiti e un attacco non da manuale“.
Abi continua dicendo che, già quando si avvia bene, l’allattamento è di per se faticoso, è un lavoro che impegna notte e giorno, dal quale non si possono prendere pause.
Che succede quindi se qualcosa va storto?
“La maggior parte delle informazioni fornite alle neomamme sull’ allattamento al seno si basa su come farlo bene, ma che dire quando le cose vanno male? Ecco dove le nuove mamme hanno bisogno di sostegno” afferma questa mamma e sottolinea che è su questo punto che occorre focalizzare l’attenzione.
Tutte queste riflessioni di Abi provengono dalla sua personale esperienza, che ricorda in questo modo: “Ricordo di essermi seduta a piangere sul mio letto di casa, circondata da volantini, libri e schemi su come allattare correttamente il mio bambino e tutti gli schemi mostravano quale doveva essere la corretta posizione del bambino, ma qualsiasi cosa io facessi il mio bambino non voleva assumere la posizione dello schema. L’ostetrica non era sicura del perché il mio bambino non volesse stare fermo, né mia mamma. Ho telefonato a un consulente per l’allattamento (non potevo permettermi una visita) e quando ho messo giù il telefono ero ancora più confusa di prima. Mi è stato consigliato di frequentare un gruppo di sostegno per l’allattamento, ma ad essere onesti ero un tale relitto singhiozzante e il mio bambino piangeva talmente tanto (probabilmente perché aveva fame), che uscire di casa mi sembrava un’impresa impossibile.
Mi sono data un punto di chiusura con l’allattamento. Andrò avanti solo per un’altra settimana, mi sono detta dopo le prime due settimane infernali. Ancora una settimana ho detto, guardando il mio capezzolo sinistro, che somigliava a una gelatina sanguinante, parzialmente strappato, e, se le cose continueranno ad andare così male allora passerò alla formula.
Sono stata una delle fortunate, perché qualche giorno dopo qualcosa è cambiato. La mia bambina ha iniziato a attaccarsi come mostravano gli schemi e ha iniziato a fare quei rumori di deglutizione che si hanno quando il bambino è alimentato correttamente. Non si trattava di qualcosa che stavo facendo o non facendo, giusto o sbagliato. Alla fine è terminato e basta. Dopo di che siamo state bene. Lei ora ha quattro anni e frequenta il suo primo anno di scuola, ha smesso l’allattamento quando aveva circa quattordici mesi, ma il mio capezzolo sinistro è letteralmente segnato per tutta la vita, a causa di un attacco sbagliato che lei aveva quando era piccola.”
Abi continua dicendo che gran parte del sostegno l’ha avuto da internet: ha indicato come punti di riferimento:
Fatte queste premesse Abi ha dei consigli da dare a Jamie Oliver riguardo alla sua campagna televisiva pro-allattamento.
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