In realtà, sottovalutando l’importanza del gioco, potremmo stare causando gravi danni hai nostri figli. È ciò che affermano alcuni ricercatori, come riportato da Quartz.
La Dott.ssa Ellen Littman, psicologa clinica e scrittrice, afferma che il gioco è la palestra mentale dei bambini, in cui sviluppano aspetti morali, sociali, emotivi e intellettuali molti importanti, come essere parte di un gruppo, il concetto di turno, l’importanza dell’ascolto, ma anche la possibilità di sviluppare i propri muscoli, comprendere meglio la matematica e la bellezza di avere un amico.
Sia in fase prescolare che una volta arrivati alle elementari, però, i bambini passano sempre più tempo seduti, costretti a maggiori sforzi accademici e a relegare il gioco a un ruolo secondario. Questa tendenza è cresciuta negli ultimi decenni. Secondo Daphna Bassok, un’assistente professoressa di educazione e politiche pubbliche presso l’Università della Virginia, nel 1998 solamente il 30% degli insegnanti riteneva che i bambini dovessero imparare a leggere già nella scuola materna. Nel 2010, la cifra è salita al 80%.
Oggi gli insegnamenti nella scuola materna si concentrano sulla preparazione alle elementari, diventando di fatto una prima elementare. “In questo modo non sviluppano le capacità normali che nascono dall’interazione con il gioco, compreso come gestire le proprie emozioni.” afferma la Dott.ssa Littman.
Il dottor Peter Gray, psicologo e professore al Boston College, conferma, aggiungendo che quando i bambini iniziano a gestire il gioco con le proprie regole, quindi in assenza di adulti con la funzione di arbitri, apprendono il concetto di indipendenza, l’importanza della risoluzione dei problemi, dei segnali sociali e del coraggio.
Quindi, cosa dire a quei genitori che con occhi attento supervisionano costantemente e molto da vicino il tempo libero dei propri figli, terrorizzati all’idea che possano farsi male o venire rapiti? Il Prof. Gray risponde: “Quando i bambini imparano a controllare la propria vita? Nel momento in cui gli adulti non sono in giro a farlo per loro. Se non si ha la possibilità di sperimentare la vita da soli, ad affrontare i fattori di stress della vita, a imparare in questo contesto di gioco, dove si è liberi di fallire, il mondo può divenire un luogo spaventoso.”
Ma cosa può causare nei nostri figli questa assenza di tempi di gioco?
La Prof.ssa Jean Twenge, professoressa di psicologia alla San Diego State University, ha steso di recente un documento che trasmette dei dati veramente allarmanti.
Nel suo documento, Twenge esamina 4 studi che coprono 7 milioni di persone, che hanno come soggetti sia ragazzi che adulti degli Stati Uniti. Tra le sue scoperte, Twenge indica che:
Tutti questi sintomi vengono di solito indicati come il preludio alla depressione.
“Qualcosa sta minando la salute mentale dei ragazzi”, non ha potuto che concludere Twenge.
Ad essere coinvolti in questi dati, però, non sono solo gli studenti delle superiori. Anche gli universitari vedono una parabola discendente per quanto riguarda la loro salute mentale. Ad esempio, sono state registrate un numero maggiore di presenze nei centri di salute dello studente a causa di brutti voti o rotture sentimentali, problemi che in precedenza non avevano mai richiesto un aiuto specialistico.
Per i bambini la situazione forse è ancora più grave. Tra il 1980 e il 1990 vi era un numero considerevole di bambini che affermavano di sentirsi depressi, quota che era precipitata gradualmente fino al 2008. Dopo quest’anno, però, il numero a ricominciato salire.
Oggi c’è un aumento costante di ragazzi tra i 6 e i 18 anni a cui viene diagnostica un deficit dell’attenzione o iperattività, oltre a quelli che si rivolgono a servizi di salute mentale e che vengono curati con farmaci.
Questa tendenza, però non è esclusivamente americana. Basti pensare che nel Regno Unito il numero di adolescenti depressi è quasi raddoppiato, confrontando il 1980 con il 2000, mentre un recente sondaggio ha stabilito che i ragazzi britannici sono tra i meno felici al mondo.
Ma cosa sta succedendo ai nostri ragazzi?
Indubbiamente si è visto un aumento dei divorzi e un aumento delle aspettative nei loro confronti, portandoli a dover accantonare i propri desideri e donando un senso di impotenza nel gestire le situazioni.
È aumentata anche la percentuale di persone che vogliono raggiungere obiettivi universitari e professionali mentre la disponibilità è rimasta sempre la stessa.
Infine, anche l’aumento della disponibilità di tecnologia ha avuto il suo peso oltre a una disuguaglianza in aumento e a una povertà debilitante.
Grey, però, ha una teoria leggermente diversa. Certamente tutti questi fattori hanno avuto e continuano ad avere un peso notevole in questa situazione preoccupante, ma lo psicologo sottolinea come tutto può anche essere riconducibile a una sempre più dilagante assenza di tempo di gioco per i bambini.
“I bambini di oggi sono meno libero di quanto lo siano mai stati. La mia ipotesi è gli stati di ansia e depressione siano tutti causati in gran parte dal declino, in quello stesso periodo, della possibilità di giocare liberamente in concomitanza con un aumento del tempo e dell’importanza concessi alla scuola” ha affermato. Perché il gioco ha una importanza fondamentale nella creazione delle capacità critiche per affrontare la vita.
Il problema, quindi, non è l’assenza del genitore ma proprio il modo in cui vive la sua presenza, rendendo il bambino, in entrambe le situazioni, totalmente impotente circondato e intrappolato da regole imposte, dimenticando che devono avere la possibilità di creare le proprie in maniera autonoma.
Noi genitori spesso abbiamo alte aspettative nei confronti dei nostri figli e desideriamo che raggiungano grandi risultati. Non sapendo però in quale campo eccellerà, lo iscriviamo a nuoto, piano, calcio, scherma, chitarra, basket, così che possa sviluppare il suo vero potenziale. Naturalmente poi c’è il tempo che devono dedicare allo studio, così che possano brillare all’università. E in questo caos generale di impegni e obblighi, il bambino non trova il tempo di giocare, semplicemente e autonomamente.
Nonostante tutto questo, non disperate. Secondo Grey c’è ancora un modo per uscirne: “I genitori e gli educatori devono capire che il gioco non è un optional. È essenziale per il loro sviluppo sano”.
Cosa fare allora? Ricominciamo a giocare con loro, ma non con le nostre regole, seguendo le loro. Lasciamo liberi di decidere cosa fare e cosa farlo. Anche quando giocano con gli altri, lasciamogli il tempo di prendere le proprie decisioni, di organizzarsi tra di loro, anche di imparare a difendersi. Naturalmente non bisogna abbandonarli, ma smettere di correre da loro ed intervenire a ogni minimo segno anomalo, potrebbe sicuramente aiutare.
E se proprio non volete rinunciare alle tante passioni che vostro figlio ha dimostrato di avere, cercate allora di programmare, proprio come fate per le altre attività, anche dei momenti di gioco libero, dove possano giocare come desiderano. Non sarà certamente facile ma se crediamo che la salute mentale dei nostri bambini sia importante, dobbiamo certamente fare un tentativo.
Bisogna comunque dire che non tutti appoggiano la spiegazione del gioco. Twenge fa notare che non è possibile verificare scientificamente che l’assenza di gioco provochi questi problemi: possiamo confermare la correlazione, ma non la causalità.
Personalmente, che sia dimostrata scientificamente o meno, credo che il gioco renda i bambini più felici e li aiuti a vivere meglio. Perciò credo che lasciarli liberi di giocare sia un buon tentativo per aiutare la loro salute mentale.
Dopo tutto esistono molti giochi che aiutano lo sviluppo dei nostri figli, ad esempio recentemente vi abbiamo parlato del cesto dei tesori che li aiuta già dai 6 mesi.
E voi unigenitori cosa ne pensate? Lasciate liberi i vostri bambini di divertirsi?
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