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Se i vostri bambini si creano dei mondi di fantasia, prestate attenzione

Published by
Michele

A tutti noi è capitato di giocare con bambole e soldatini, allestendo case e combattendo guerre immaginarie. Solo alcuni, però, mescolavano i giochi e creavano mondi totalmente nuovi, perdendosi all’interno della loro mondo di fantasia, isolandosi da tutto il resto, dimostrando un atteggiamento poco incline alla socialità.

E anche oggi, quando vediamo un atteggiamento del genere nei nostri figli, proprio come facevano con quei bambini troppo isolati e antisociali, ci impegniamo per staccarli dal mondo che hanno creato per cercare di farli tornare alla realtà. Beh, sembra proprio che abbiamo sbagliato.

Secondo alcuni studiosi, infatti, questo tipo di atteggiamento sarebbe comune nelle persone che hanno dato un contributo significativo alla storia dell’uomo in numerosi ambiti. Questi ricercatori, infatti, hanno indagato sulle abitudini di gioco di molti personaggi famosi, come Steve Jobs, Robert Louis Stevenson, C. S. Lewis, Friedrich Nietzsche, Amadeus Mozart e molti altri, quando erano ancora dei semplici bambini. Hanno scoperto che anche loro era soliti creare dei mondi particolari con i loro giochi.

Sembra quindi che i bambini che creano mondi di finzione elaborati, tendono a contribuire significativamente al mondo in modi insolitamente creativi. Sia che questi contributi siano capolavori letterari, progressi tecnologici innovativi, riorganizzazioni delle convenzioni sociali tradizionali, la ricerca indica che il successo creativo può essere previsto da questa attività infantile e innocua.

Ma cosa sono questi mondi creati dai bambini?

In ambito scientifico, questa realtà alternativa infantile è conosciuta come un “paracosmo” e il processo di giocare al suo interno è conosciuto come “worldplay”. Il gioco di finzione inizia generalmente verso i due anni, in genere con bambole e pupazzi. Circa 1 bambino su 30 continuerà a sviluppare questa attività in un mondo estremamente elaborato di propria progettazione. Non parliamo di ricombinare i mattoncini Lego o fingere di far volare il proprio supereroe preferito tra le sedie della tavola. Il bambino costituisce un mondo completamente nuovo ispirato alla propria immaginazione, con mappe e territori specifici, regole sociali e attività e in alcuni casi anche una lingua originale. Nel corso dei mesi o addirittura degli anni, questi bambini torneranno nuovamente a giocare in questo mondo, continuando ad aggiungere elementi e perdendosi all’interno in modo molto concentrato e determinato.

Lo studio e l’analisi dei wordplay infantili può diventare un indicatore significativo di genialità. Gli scienziati che studiano questo fenomeno, definiscono il worldplay come un “laboratorio di apprendimento” in cui i bambini possono immergersi in “comportamenti auto creativi”. L’osservazione di questi comportamenti può dare numerosi segnali di un intelligenza sopra la media.

Il caso più eclatante di wordplay documentato, è quello che vede protagonisti le sorelle Bronte, Charlotte, Emily e Anne, e il loro fratello Bronwell: in un paese africano immaginario, Verdopolis, la capitale Great Glass Town era scossa da numerose battaglie. Partendo con soldatini le cui campagne militari erano controllate dai fratelli, il mondo si sviluppò in una civiltà ben definita, dove centinaia di cittadini immaginari vivevano le proprie storie, i paesaggi erano descritti da illustrazioni e numerosi accessori, tra cui varie riviste prodotti dai bambini, lo definivano in maniera precisa.

Un altro caso particolare è quello di Robert Silvey, poco noto alla maggior parte di noi, ma storicamente importante. Quando era solo un piccolo bambini, Robert, creò un paracosmo così elaborato da essere completo di mappe, giornali, una storia, una costituzione, almanacchi, e addirittura delle tabelle finanziarie. Una volta cresciuto Robert Silvey ha creato un nuovo campo di ricerca, audience research, per la stazione televisiva inglese BBC, unendo statistica, sociologia e psicologia. Per la sua opera ha ricevuto un OBE (Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico) nel 1960.

Niente male per dei bambini che stavano “semplicemente” giocando.

Quindi, se i vostri figli si isolano all’interno di un mondo creato da loro, non cercate di staccarli forzatamente: stanno semplicemente allenando la propria mente a realizzare grandi cose.

Allo stesso tempo, non cercate di entrare in questo mondo o di inserirvi degli amici, perché è importante per il bambino creativo avere il tempo di lavorare da solo, o anche in segreto se lo desidera. Questa è la chiave per lo sviluppo di una futura indipendenza. E non dimenticate che abilità sociali possono essere apprese in altri tempi, perciò lasciateli liberi di dare sfogo alla propria creatività.

I vostri bambini, unigenitori, con cosa giocano? E invece voi, cosa facevate con le vostre bambole e pupazzi?

Vi lasciamo con una ricerca che dimostra che i bambini disordinati sono più creativi.

Michele

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