Potrà essere una copertina morbida che viene portata a strascico sul pavimento di casa, un pupazzo di stoffa che viene invecchiato dagli abbracci durante il sonno e dal coinvolgimento in diverse attività della giornata, il più classico di tutti è l’orsetto di peluche.
Negli anni’50 lo psicoanalista inglese Donald Winnicot definì il concetto di “oggetto transizionale”, indicando come” area di transizione” quella in cui l’oggetto non viene riconosciuto dal bambino come qualcosa di esterno a sé ma nemmeno del tutto parte di sé. L’oggetto transizionale collega il mondo interno del bambino al mondo esterno, permettendo il passaggio dalla totale dipendenza materna alla “relazione oggettuale” con l‘ambiente esterno.
Questo rapporto del bambino con il mondo esterno cambia in relazione alla crescita: generalmente fino ai 6-8 mesi il bambino vive in una relazione di profonda simbiosi con la figura materna, quello che percepisce dal mondo esterno è per lui un’estensione della diade madre-figlio. Dopo questa fase inizia ad accorgersi anche del resto del mondo, percependo la separazione presente tra sé e la madre, in questa età infatti manifesterà reazioni negative al suo allontanamento.
L’oggetto transizionale generalmente è morbido al tatto, può essere manipolato ma anche succhiato e annusato, dando piacere al bambino anche dopo l’anno.
Il bambino investe l’oggetto prescelto di un particolare valore affettivo: accorgendosi infatti di essere un’entità separata dalla mamma cerca di creare una rappresentazione di questa figura per lui essenziale, che lo consoli e lo rassicuri quando lei non c’è.
Si noterà che il bambino ricercherà l’oggetto in momenti particolari della giornata, ad esempio quando la mamma lo deve lasciare per andare al lavoro oppure quando deve addormentarsi da solo nel suo lettino.
Alcune mamme potranno sentirsi in un certo senso sminuite dall’essere sostituite da un oggetto ma, capendo il valore che viene attribuito ad esso dal bambino, sicuramente sentiranno quanto è importante il loro ruolo.
Il valore affettivo attribuito all’oggetto infatti può essere correlato alla forte tendenza animista che hanno i bambini: all’oggetto è proprio come se fosse donata un’anima, che permette di attenuare l’ansia quando la fonte di amore incondizionato, la mamma, non c’è.
La scelta dell’oggetto rassicurante e consolatorio non deve assolutamente essere interpretata dai genitori come un segno di debolezza, ma come una tappa fondamentale della crescita, durante la quale il bambino si costruisce una rappresentazione solida della madre che lo aiuta a superare i momenti in cui lei non è presente, iniziando un percorso di indipendenza mantenendo equilibrata la relazione con la figura materna.
Alla luce di queste conoscenze sarebbe bello che le mamme realizzassero personalmente oggetti transizionali da donare ai propri figli, proprio come avviene in alcuni laboratori dedicati alle gestanti di cui vi abbiamo parlato, in questo modo il valore affettivo di cui l’oggetto sarebbe investito, “l’anima “, porterebbe con sé delle caratteristiche profondamente materne: la creatività, il lavoro manuale, il profumo, l’amore.
Voi unimamme avete notato l’oggetto favorito del vostro bambino? Quali caratteristiche presenta?
Vi lasciamo con una meravigliosa carrellata di oggetti transizionali, oggetti preziosi per i bambini. Riconoscete quello dei vostri figli?
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