Aborti spontanei e lutto perinatale, li conosce bene una mamma di cui oggi vogliamo raccontarvi la storia.
Questa donna non si è arresa in un momento molto difficile continuando a nutrire la speranza di poter realizzare il suo sogno di maternità nonostante molti ostacoli.
Lei e il partner John Foran sognavano fin dall’inizio di avere una bella famiglia ma ogni volta che Maria rimaneva incinta subiva un aborto spontaneo “è stato orribile. Continuare a dover affrontare quell’esperienza di nuovo era pura agonia”.
Questa coppia non ha perso però la speranza anche se, a lungo andare, la situazione li ha messi a dura prova come partner.
Quando finalmente sembrava che una gravidanza fosse andata quasi a buon fine la loro bimba: Shannon, è morta nell’utero.
Sei anni dopo questo evento è venuto alla luce Kia, un prematuro che purtroppo non ce l’ha fatta ed è morto due settimane dopo la nascita.
Il dramma ha avuto gravi ripercussioni sulla salute di Maria Pridmore e lei ha avuto due ictus prima di raggiungere i 30 anni.
Ormai questa aspirante mamma e il suo compagno stentavano a poter pensare di avere figli, quando è accaduta una cosa inaspettata.
Maria ha scoperto di essere nuovamente incinta.
Anche questa volta la gravidanza si presentava difficile, Maria aveva infatti la pre eclampsia e lo streptococco B, due combinazioni potenzialmente letali che causano grumi di sangue nella placenta impedendo al piccolo di nutrirsi. C’era il rischio di un aborto spontaneo.
Così a Maria è stato consigliato di prendere un’aspirina al giorno per rendere le sue piastrine più lisce e impedire loro di formare dei grumi.
La donna ha ricevuto anche iniezioni, due volte al giorno, di una sostanza: il Clexane, per assottigliare il sangue.
Infine le è stato ordinato il riposo assoluto e il divieto di muoversi se non per andare a fare i controlli in ospedale.
La figlia di Maria e John è nata con un parto cesareo d’emergenza perché nel frattempo erano sorte altre complicazioni.
La piccina è sana ed è la gioia dei suoi genitori.
“Non riesco a esprimere a parole quello che ho provato, non mi compensa per ciò che è accaduto, ma lo rende un po’ più facile. Mi ha dimostrato che non bisogna mai perdere la speranza”.
Unimamme voi cosa ne pensate della determinazione di questi due mamme e papà?
Poter stringere tra le braccia la loro piccina allevierà tutte le traversie vissute?
Noi vi suggeriamo di leggere la storia di un’altra mamma: Sarah, che è stata aiutata a coronare il suo sogno dall’aspirina.
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