Dal 6 marzo 2016, quando le autorità hanno deciso di arrestare e contenere il passaggio dei profughi provenienti dalla Siria e altri paesi teatro di guerre, circa 10-15 mila profughi sono rimasti bloccati in questo minuscolo villaggio della Grecia: donne, bambini, ragazzi, padri e madri che hanno affrontato un viaggio terribile e pieno di pericoli con la speranza di venire accolti nel Vecchio Continente e che invece hanno trovato una risposta molto diversa.
Mentre i “potenti” capi europei dibattono sul da farsi, la signora Vasileiadou dà a tutta l’Europa e ai suoi cittadini un grande esempio di compassione e solidarietà.
“Questa vecchia donna ha reso la nostra vita più facile. La sua generosità rappresenta il popolo greco” racconta il padre della famiglia Baraa, di origine irachena, che ha trovato rifugio tra le generose mura di questa nonnina.
L’altruismo di nonna Panagiota però non si esaurisce qui, in questi ultimi mesi la donna ha accolto centinaia di profughi e ha donato loro cibo, vestiti e quel che si può condividere con una pensioncina da 450 Euro al mese.
“A volte ho fatto torte di formaggio, uova, panini. Sapevo che sarebbero passate cinque, dieci, quindici persone e gliele ho date” racconta la nonna.
Qualcuno potrebbe chiedersi da dove derivi la generosità di questa indomita vecchietta. Panagiota è stata lei stessa, durante la Seconda Guerra Mondiale, una profuga “La nostra casa è stata bruciata, l’unica cosa che c’era rimasta era la camicia da notte che indossavamo quando la casa è andata a fuoco”.
E se ancora vi chiedeste come fa, alla sua veneranda età, a comunicare con persone che non parlano una sola parola della sua lingua, sappiate che la prova concreta di un gesto di solidarietà, di un sorriso, ecc… è capace di arrivare al cuore di tutti.
Unimamme, la storia che abbiamo studiato sui libri, i racconti dei nostri nonni o genitori dovrebbero ricordarci i tempi bui in qui l‘Europa era teatro di guerra, quando sulle case piovevano le bombe, si pativa la fame e il terrore.
Tutto ciò avrebbe dovuto renderci più disponibili verso popoli bisognosi che attraversano le stesse atrocità, più consapevoli della fortuna che abbiano nel vivere un tempo di pace, la realtà dei fatti, salvo eccezioni come Panagiota, ci dice che non è così.
Noi speriamo che lo splendido esempio di questa incredibile nonna ci mostri che è possibile fare qualcosa, anche nel nostro piccolo.
Voi cosa ne pensate?
Nella vostra città c’è qualche associazione che si adopera per sostenere i rifugiati? Voi nel privato avete fatto qualcosa?
Questa storia ci ha ricordato quella dell’altra nonna candidata anche al Premio Nobel per la pace.
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