Le donne hanno le mestruazioni, questo è un dato di fatto e la società dovrebbe farsene una ragione, ma c’è stato un tempo in cui nel mondo Occidentale questa condizione è stata usata per impedire alle femmine di partecipare alla vita politica, di istruirsi, ecc…
Edward H. Clarke, professore alla facoltà di medicina della Facoltà di Harvard, sosteneva che le donne, a causa del ciclo, fossero troppo fragili per intraprendere la carriera universitaria. E se pure ce l’avessero fatta, le loro ovaie non si sarebbero sviluppate e sarebbero diventate sterili.
Jacobi ha prodotto bene 232 pagine di numeri, grafici e analisi su dolori, durata, esercizi e educazione durante il ciclo mestruale documentandoli con indicatori come battito, temperatura e valori delle urine, si legge sull’Atlantic. Il suo studio vinse anche un premio a soli 3 anni dalla pubblicazione del libro di Clarke, da parte della stessa università dove insegnava Clarke: Harvard.
“Erano le limitazioni della società, non la biologia, a minacciare la propria salute”, ha sottolineato la scrittrice Carla Brittel.
Grazie ai suoi studi la Jacobi pose un primo tassello a favore dell’autonomia delle donne e del loro diritto a vivere ed esprimersi nella società secondo i loro desideri ed aspirazioni.
Purtroppo, nonostante questi risultati, gli effetti devastanti del ciclo si sono rivelati uno stereotipo difficile da sradicare.
Negli anni Sessanta, per esempio, alcuni scienziati ritenevano che le donne non potessero diventare delle astronaute perché la microgravità avrebbe influenzato le mestruazioni, facendo regredire il flusso e ritornare nell’utero. In realtà si trattava di un’affermazione priva di fondamento scientifico.
Ai nostri giorni i pregiudizi e le diversità di trattamento sono ancora evidenti. Uno studio ha mostrato che le sperimentazioni di nuovi farmaci non vengono effettuati su un numero sufficiente di donne oppure che le donne non vengono nemmeno incluse.
I pregiudizi sulla partecipazione politica delle femmine inoltre non sono stati archiviati all’epoca delle lotte per il diritto di voto delle suffragette, alcuni esponenti politici uomini pensano che la sindrome premestruale impedirebbe alle colleghe donne di prendere decisioni con lucidità. Anche queste ultime credenze non hanno alcun fondamento scientifico.
Noi speriamo che il lungimirante esempio della pioniera Mary Jacobi, che tutte le nostre figlie dovrebbero conoscere, possa essere la prova vivente della necessità di un maggior numero di donne scienziate.
Più donne ci saranno, in generale, in ogni campo e forse meno persone penseranno di attribuire erronei e stantii pregiudizi sul corpo delle donne.
Unimamme, e voi conoscevate questa fantastica donna che ha posto le basi per un maggiore riconoscimento di noi donne? Vi è mai capitato che vi fosse rivolo qualche sprezzante commento quando avevate le mestruazioni? Voi come avete risposto?
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