Oggi è il 30° anniversario dell’esplosione della centrale atomica di Chernobyl, in Ucraina, il più grande disastro nucleare della storia dell’umanità.
Il 26 aprile 1986, durante un test di simulazione di guasto, si compì la tragedia, a cui concorsero errori umani e strutturali e i cui devastanti effetti sono incalcolabili.
Chernobyl: a 30 anni dal disastro un documentario sulla solidarietà
336 mila persone furono evacuate, le case distrutte per precauzione mentre ci sono 5 milioni di persone che vivono nelle zone contaminate.
A ricordare il dramma c’è il documentario Nascono i fiori, che mostra la vita dei bambini che all’epoca dell’esplosione non erano ancora nati e delle conseguenze degli atti scriteriati degli adulti di allora che gravano sulle loro fragili spalle.
Questo film è stato realizzato tramite la campagna di crowdfunding promossa dalla società cinematografica LabFilm con il contributo di:
- Fondazione Cassa di risparmio di Imola,
- Avib, federazione delle associazioni italiane per la Bielorussia,
- fondazione Aiutiamoli a vivere,
insieme alla collaborazione dell’ambasciata italiana a Minsk e alla Fondazione Albero della vita.
In poco tempo sono stati raggiunti 11 mila Euro e così, a fine marzo, una troupe guidata dal regista Mario Bortoli si è recata in Bielorussia per realizzare il documentario.
Grazie a questo documentario si tiene viva l’attenzione su Chernobyl. Agli inizi degli anni ’90, con l’Indipendenza della Repubblica Bielorussia è stato avviato un programma di scambi internazionali che ha visto 500 mila famiglie italiane aprire le proprie porte a tanti piccoli bielorussi bisognosi di trascorrere periodi lontani dagli effetti nefasti delle radiazioni.
Infatti è stato dimostrato che anche solo 30 giorni di soggiorno lontano dalla loro terra di origine, con cibo sano e aria pura, li abbia aiutati ad aumentare le difese immunitarie.
Grazie alla generosità di tante famiglie italiane è stata avviata una bellissima collaborazione tra i due Paesi. Legame che viene esaltato in questo documentario.
Oggi l’italiano è la seconda lingua più diffusa in Bielorussia e 400 mila giovani che hanno giovato dello scambio internazionale sono in grado di parlarla.
Unimamme voi vi ricordate l’esplosione di Chernobyl?
Cosa ne pensate degli scambi internazionali avviati con la Bielorussia?
Voi partecipereste o avete partecipato a un’iniziativa simile?
Dopotutto ci sono sempre tanti modi per esprimere solidarietà e sostegno ai bambini di ogni parte del mondo.