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Figli controllati a vista: gruppi whatsapp dei genitori e registro elettronico

Published by
Francesca Nicoletti

I social network e le app di messaggistica istantanea, prima tra tutte whatsapp, sono entrati in modo prorompente nel nostro quotidiano. Anche se vietate ai minori di 16 anni sono, comunque, le applicazioni più amate e usate dai ragazzi che, spesso, ignorano che attraverso tali canali veicola anche il cyberbullismo.

Oltre che ai ragazzi anche noi genitori utilizziamo le stesse applicazioni un po’ per stare al passo con i tempi ma anche per conoscere le scelte e i movimenti dei nostri figli. Purtroppo, però, tutto questo controllo potrebbe limitare gli stessi ragazzi che, in questo modo, vivono super protetti nonché condizionati nelle scelte.

Questa preoccupazione l’ha condivisa sul suo blog Monica D’Ascenzo, una mamma preoccupata di tutto questo controllo.

Figli controllati a vista, oltre ai gruppi whatsapp c’è anche il registro elettronico

Noi mamme siamo diventate delle vere e proprie detective capaci di controllare ogni singolo movimento dei nostri figli e, come se non bastasse, anche la scuola ha pensato di aiutarci in questo compito con l’utilizzo del registro elettronico.

Monica D’Ascenzo, una mamma blogger, è davvero preoccupata di questo modus vivendi e a tal proposito scrive:

«“Ma l’esercizio di matematica era a pagina 33 o 35?”. “Mi mandate per favore la foto della pagina da studiare di storia che non abbiamo il libro a casa”. “I soldi per la gita vanno portati entro domani?”. Purtroppo non è il gruppo whatsapp fra compagni di classe, ma quello fra genitori. Una moda che sta diventando contagiosa, dal nido al liceo. Per carità, per i genitori che lavorano è una manna dal cielo: sai in tempo reale tutto quello che sapresti andando a prendere tuo figlio all’uscita da scuola. E riesci anche a parare qualche colpo: almeno la maestra non ti scriverà sul diario che ha dovuto anticipare i soldi del pullman o che al bambino manca il materiale didattico. Eppure c’è qualcosa che non mi convince».

Se ci pensiamo in realtà questa mamma non ha tutti i torti. Quando noi andavamo a scuola non esisteva tutta questa tecnologia. I compiti da fare erano quelli scritti sul diario e i nostri genitori non chiedevano conferma a nessun altro. Era anche un modo di responsabilizzarci. Era nostro interesse fare tutti i compiti per evitare eventuali richiami e figuracce con compagni di classe e genitori.

Tutti abbiamo sbagliato e siamo cresciuti bene ugualmente. Anzi, forse meglio. Da più grandi, poi, tanti di noi, se non tutti, hanno fatto “sega” a scuola, ovvero non sono andati a scuola per trascorrere una mattina al cinema o una passeggiata per le vie del centro. È vero, il pericolo era, ed è, sempre dietro l’angolo e per tale motivo noi genitori cerchiamo di proteggere i nostri figli in tutto e per tutto ma, di contro, è vero anche che dobbiamo essere in grado di lasciarli sbagliare e crescere.

La classica “sega” a scuola però sembra che non sarà più possibile poiché in tutte le scuole si sta adottando il registro elettronico sul quale si segnalano anche le presenze a scuola. Addirittura, poi, in tante scuole dalla segreteria mandano, giornalmente, una mail alle famiglie degli studenti che segnala l’assenza del proprio figlio a scuola.

La D’Ascenzo, nella sua riflessione, aggiunge:

«Da quest’anno anche la scuola elementare di mio figlio ha adottato il registro elettronico. Alla comunicazione di nome utente e password ho sentito un leggero fastidio, poi dopo qualche settimana, al primo ingresso nel sistema, il fastidio si è trasformato velocemente in disagio. Nel registro scolastico oltre alle assenze, i genitori possono consultare quanto fatto in classe in ogni singola materia, i compiti assegnati e (orrore!) i voti del proprio figlio. Ho chiuso in fretta il tutto come se mi fosse capitato in mano il suo diario dei pensieri. Ma che roba è? Posso in qualunque momento sapere cosa fa mio figlio prima ancora che lui pensi anche solo se raccontarmelo o meno. Che fine fanno le chiacchiere da cena: cosa avete fatto oggi? Com’è andata la giornata? Ti ha interrogato?
Dove è finita la possibilità di scelta del bambino di raccontare o meno se è stato interrogato o se la maestra ha fatto una verifica a sorpresa? Dove è finita la libertà di confessare a un genitore un’insufficienza o invece decidere di gestirla da solo magari studiando, recuperando la volta successiva e spuntando una sufficienza in pagella?
Li abbiamo deresponsabilizzati con i gruppi di whatsapp e ora togliamo loro anche la scuola della scuola dove si impara a gestire il fallimento, il successo, la comunicazione con i genitori e i rapporti con gli insegnanti. Poi però pretendiamo che siano responsabili, consapevoli, autonomi e pienamente indipendenti quando vanno alle superiori o quando si iscrivono all’università e si devono autogestire».

Come darle torto? Whatsapp e la tecnologia stanno tarpando le ali ai nostri figli. Pretendiamo di farli crescere come ci piace scegliendo, spesso in modo inconsapevole, al loro posto.

La mamma blogger conclude il suo pensiero scrivendo:

«AVVERTENZE: causa numerosi commenti, scrivo qui un’aggiunta al post in modo da fugare ogni dubbio: NON E’ UN POST CONTRO LA TECNOLOGIA E L’INNOVAZIONE, CHE SONO ASSOLUTAMENTE DA ASSECONDARE E INCENTIVARE. E’ UN POST SULL’EDUCAZIONE DEI FIGLI E SU COME LI PREPARIAMO ALLA VITA FUTURA, CHE NON AVRA’ LE RETI DI SALVATAGGIO che ci sono oggi a scuola. Se un’astronauta (donna!) deve andare nello spazio fa un percorso fisico e psicologico per affrontare la missione. Se un calciatore deve affrontare la finale di Champions, si sottopone a una preparazione fisica e psicologica per la partita. La domanda che MI faccio e che VI faccio è: stiamo preparando i nostri figli alla partita che dovranno giocare o alla missione che dovranno affrontare?».

È difficile. È molto difficile. Sono mamma e come tale non voglio vedere soffrire i miei figli. Sono consapevole delle brutture che esistono e ho paura di tutto ciò che potrebbe far loro male. Voglio proteggerli e finora, in tutta onestà, non avevo mai riflettuto su tutto ciò, pensavo solo al loro benessere. È vero devono essere liberi di crescere, di fare le loro scelte e, perché no, anche di sbagliare.

Una delle donne più meravigliose del mondo, Madre Teresa di Calcutta, aveva dedicato una poesia ai figli

I figli sono come gli aquiloni:
Insegnerai a volare ma non voleranno il tuo volo;
Insegnerai a sognare ma non sogneranno il tuo sogno;
Insegnerai a vivere ma non vivranno la tua vita.
Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita
Rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto.

Aveva ragione. È un pugno nello stomaco prenderne coscienza ma è assolutamente la verità. Bisognerebbe riuscire a tagliare il cordone ombelicale che ci lega i nostri figli. Certo è più semplice dirlo che farlo. Io, probabilmente, non riuscirò mai a farlo.

E voi unimamme cosa ne pensate di tutto questo controllo sui nostri figli? Ritenete sia eccessivo? Se ne avete voglia condividete le vostre esperienze e i vostri pensieri. Siamo mamme, il nostro mondo ruota intorno ai nostri figli.

Francesca Nicoletti

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